Di seguito tutti gli interventi pubblicati sul sito, in ordine cronologico.
Superare le barriere fisiche e culturali per fondere le bellezze del territorio. Così nasce l’incontro tra arte contemporanea e cibo che, dal 16 al 18 settembre, si mescoleranno nel Palazzo Reale di Portici dando vita alla rassegna “Visi Comunicanti”. La mostra-evento progettata dall’Associazione ArteNapolidaMangiare e promossa da Tess Costa del Vesuvio, Comune di Portici, Parco Nazionale del Vesuvio e Regione Campania, ha come obiettivo la valorizzazione delle tipicità del territorio partenopeo in relazione al panorama artistico e culturale campano. Gli artisti che parteciperanno agli “eventi” utilizzeranno il cibo come materia d’ arte. «L’arte contemporanea – spiegano i promotori della manifestazione – intende dialogare con il cibo del territorio, dalle pendici del vulcano al mare, unitamente alle sue tradizioni millenarie. Un’idea nuova per Portici che senza dubbio rappresenta un’importante operazione di valorizzazione culturale e che prevede anche una sezione fotografica, affidata agli allievi dell’Istituto Ipia Enriques di Portici, che si propone di esplorare il nesso socio-culturale che esiste tra uomo e risorsa mare, sia in quanto cibo sia come opportunità di impiego e di sviluppo». L’Associazione ArteNapolidaMangiare, ideatrice promotrice dell’evento, organizza eventi studiati in base alle esigenze delle realtà sociali e storiche del territorio, promuovendo al contempo la valorizzazione dei prodotti tipici campani e nazionali e la conoscenza del “cibo” inteso come valore culturale e materia d’arte. A conclusione del Convegno di apertura sul tema “Il cibo del Mare e i profumi del Vesuviano” seguirà, alle ore 11.30 presso la sala del Piano Nobile, la performance: Il cibo diventa opera e il “giusto” vino accompagna l’evento, in collaborazione con il laboratorio Terre Blu di Giuseppe Coppola e le Aziende del Parco. “L’arte nell’arte” gli Chef: Mario Avallone (La Stanza del Gusto), Nando Salemme (Abraxas Osteria), Giuseppe Daddio (Locanda delle Trame), affiancheranno gli artisti per i piatti d’arte. Alle ore 17.30 nella Sala Cinese si terrà la performance: “le Fumarole del Gusto”, a cura di Lello Capano. Seguiranno poi video-proiezioni a cura di Santiago Faraone Mennella e visite guidate alla mostra “Visi Comunicanti” dei giovani coordinati da Pellegrino Meoli e alle opere degli artisti: Gabriele Castaldo, Salvio Capuano, Laura Cristinzio, Mario Ricciardi. Presenti anche i lavori dei giovani allievi dell’Istituto Enriques, coordinati da Pellegrino Meoli. L’evento è organizzato da Tess Costa del Vesuvio Spa; con il contributo della Regione Campania; dell’ Ente Parco Nazionale del Vesuvio; dell’assessorato alla Cultura del Comune di Portici e con il patrocinio della Provincia di Napoli e la partecipazione del Dipartimento Scienze degli Alimenti della Facoltà di Agraria.
Di Admin (del 10/08/2009 @ 12:46:20, in Poesia, linkato 1464 volte)
Felicità! Vurria sapé ched'è chesta parola, vurria sapé che vvò significà. Sarrà gnuranza 'a mia, mancanza 'e scola, ma chi ll'ha ntiso maje annummenà. . di Antonio De Curtis
Marciano Arte rende omaggio a Totò, il più grande artista napoletano di tutti i tempi, pubblicando alcune delle sue poesie.
"Flora", da Stabiae, Villa di Arianna. ( dalla collezione MARCIANO ARTE).
Sotto la Presidenza del marchese Bernardo Tanucci, l'Accademia - composta di 15 membri ordinari, il cui compito principale era quello di soprintendere allo svolgimento degli scavi studiando quanto veniva alla luce e pubblicando i risultati delle proprie ricerche - iniziò immediatamente i lavori per realizzare la pubblicazione degli oggetti rinvenuti negli scavi delle città di Pompei ed Ercolano.
I volumi si devono considerare opera comune di tutti gli Accademici Ercolanesi. Il primo volume fu redatto dal segretario Francesco Valletta e fu dedicato a Carlo III, re di Napoli. Anche i volumi successivi furono dedicati dagli Accademici Ercolanesi al loro fondatore, Carlo III, nonostante dal 1759 egli fosse divenuto re di Spagna, lasciando come re a Napoli il figlio terzogenito, Ferdinando IV, allora di soli otto anni, sotto la reggenza del primo ministro Bernardo Tanucci.
L'opera completa è composta da circa 619 (il numero varia secondo gli esemplari) grandi tavole in rame stampate a piena pagina, alcune doppie, 836 vignette tra testate e finalini e 540 capolettera disegnati da Luigi Vanvitelli e incisi da Carlo Nolli.
Per la pubblicazione delle antichità ercolanesi, pompeiane e stabiane, il re Carlo III, oltre alla fondazione dell'Accademia Ercolanese, aveva creato a Portici una scuola di incisori e disegnatori. Tra i nomi dei principali disegnatori che collaborarono alla realizzazione de "Le Antichità di Ercolano" vanno ricordati Francesco La Vega, Camillo Paderni, Nicola Vanni e Giovanni Morghen. Fra gli incisori, invece, il francese Pierre Gaultier, il fiorentino Filippo Morghen, il napoletano Francesco Cepparoli e il romano Nicola Billy.
L'opera prevedeva ben 40 volumi, ma in trentacinque anni ne furono pubblicati solo otto, ai quali si andò ad aggiungere un catalogo redatto nel 1755 dal Monsignor Ottavio Antonio Bayardi. Alle lentezze editoriali, le Antichità unirono la difficoltà della loro acquisizione per gli studiosi. I tomi infatti non furono messi in commercio ma donati personalmente dai membri della casa reale o da altissimi dignitari. Tuttavia la loro funzione di propaganda culturale fu enorme. Le pitture giunsero, seppure indirettamente, a conoscenza di un pubblico vastissimo, tanto che, solo pochi anni dopo la loro pubblicazione, erano apparse edizioni "economiche" in varie lingue e in formato ridotto, che ne riportavano ridisegnate e reincise le bellissime tavole: in Inghilterra nel 1773, in Germania con l'edizione di Murr e Kilian del 1778, in Francia nel 1780 e infine anche in Italia, nella Roma papale, con i volumi del Tiroli apparsi a partire dal 1789.
Di Admin (del 22/07/2009 @ 12:07:34, in dBlog, linkato 1943 volte)
{autore=laricchia vincenzo}
I Romani hanno “ucciso” l’arte! Hanno determinato il senso della produttività nell’arte. Hanno condensato l’istinto primitivo dell’arte, la creatività sacra, dimensione che è trascendenza, dal cerchio al quadrato. I greci avevano accolto la trascendenza nella forma, anima e uomo diventano statuaria classica. Ancora oggi non si spiega la “bellezza” di una scultura greca, pensate alla “menade” di Skopas; la danza in estasi, prende forma nel marmo. Lo scultore greco firmava le sue opere lo scultore romano poche volte. Innumerevoli copie di sculture greche ospitavano i laboratori degli scultori romani, erano scelte dai compratori e spesso la testa era sostituita con quella del committente. Ingegneria e opere pubbliche, ritratto e pittura sono gli elementi dell’arte romana essenzialmente concreta, racconto…storia. Della storia l’artista greco ne coglieva la sua essenza. La storia romana era immagine era racconto. Ecco, l’opera d’arte diventa “prodotto” e perde la sua “anima”, deve essere soprattutto utile… Quando decade l’impero romano decade l’arte aulica, classica, e lascia spazio a quella del popolo romano, plebea senza regole, espressiva, simbolica, immagine del medioevo fino al rinascimento. Quando gli artisti del primo rinascimento e ancora prima Cavallini e Giotto, fanno riferimento alla romanità classica, nell’opera d’arte entra la regola, il ritratto espressivo, il racconto. Con l’arte romana, questo, è diventato stile. Ma per l’artista greco lo stile era una conseguenza tecnica della sua creatività della sua fantasia. Mentre per l’artista romano lo “stile greco” era da applicare all’opera d’arte. L’estetica come la intendevano i greci, ossia “sensazione”, è diventata regola, stile. Così si spiegano le avanguardie del 900 e la ricerca del primitivo, del decoro orientale, che sono espressione dell’anima, della fantasia, senza sostituirle con una regola o uno stile. Invece il racconto, la storia, il reale, è espressione della materia, del corpo. Dopo i romani e con il rinascimento poi, racconto e decoro, materia e anima, sono stati disgiunti, preferendo il racconto come espressione e conferendogli un valore più alto. L’arte è, quando si trascende la materia, luminosa idea. Tutto insieme, decoro e racconto, materia e anima.Giuseppe Zollo
{autore=zollo giuseppe}I was born in Naples in 1960. In 1978 I qualify at the Art High School of Naples. Later I attend for two years the faculty of architecture then, I decide to enrol myself to the University of Fine Arts, following the painting course of master Domenico Spinosa. I graduate in 1985. From an informal painting training, characterised by the teaching of master Spinosa, I choose figurative painting in order to summarize my artistic experiences, stimulated by the poetics of Rabindranath Tagore, who, inside his poetry leading to dialogue, searching constantly for God, the One, the Creating Being, succeeds in making the best of creativity, inside an ontological vision of art. One of his poems says: “I jump into the ocean of the shapes, trying to find the pearl, the perfect pearl of shapeless... Inside this sentence is condensed the path of my creativity, attracted from the flowing colour, which is light. Colour gives life to the classical shape of Greek sculpture and at the same time is absolute pregnancy, symbol of the creative idea, so that it can transcend the shape. I want to communicate the same heart-rending and deep joy feeling of the last movement of the Beethoven’s Ninth Symphony. Painting as matter to amalgamate. Reproducing shapes, trying to give life, atmosphere, sensuality and emotions. This is what I mean by painting. It is the eternal game of riding the techne; the know-how, to give shape to imagination, that satisfaction in succeeding which brings you further on. This is how painting should be loved. Art, then.. .. will come as the dawn and open the day. Traduzione creativa di Rebecca Zani "i colori del mare" 2008
Di Admin (del 06/07/2009 @ 11:12:26, in Arte News, linkato 8952 volte)
Di Admin (del 30/06/2009 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 18896 volte)
{autore=laricchia vincenzo} Marina 70x100 cm olio su tela 2011
Dopo aver visionato l'ultima produzione artistica di Vincenzo Laricchia non poteva non nascere una collaborazione tra Laricchia e Marciano Arte galleria, tale è stato l'effetto positivo che ha prodotto in noi. L'esperienza e la maturità artistica raggiunta, fanno del pittore napoletano uno dei più raffinati paesaggisti degli ultimi anni. Una vita dedicata alla pittura e alla continua ricerca l’hanno portato ad una qualità tale da essere ambito da tanti galleristi e collezionisti. La sua è una pura passione anzi una necessità, quasi un bisogno primario quale mangiare, dormire... in ciò si evidenzia l' artista, e tale è Vincenzo Laricchia pittore e collezionista. Immancabilmente lo troviamo nel suo studio a dipingere. Non conosce orari, domeniche o festività: la pittura è la sua vita. Entrando nello studio si nota una tela accennata sul cavalletto, i tubetti di colore e i pennelli, poi la pulizia e l’ordine, fatto inconsueto per uno studio d’artista! Alle pareti i suoi quadri insieme a quelli dei suoi massimi ispiratori: Migliaro, Casciaro, Irolli, Petruolo, Panza, Bresciani, White e tanti altri. Tutti artisti che come lui hanno basato la propria fama sui colori. Tra le caratteristiche della pittura di Vincenzo Laricchia infatti vi è l’uso di una tavolozza dove il colore è protagonista assoluto per quantità e qualità, e la capacità di cogliere sempre l’ inquadratura di maggiore bellezza del paesaggio. Nessuno come lui riesce a portare sulla tela le mille sfumature e i mille riflessi dell’acqua che quasi vivono di una luce propria: il modo in cui sa raccontarci la trasparenza del mare limpido, o la luce del sole che filtra attraverso la cresta di un’onda, ci spingono a definire Laricchia come il "pittore del mare". Salvatore Marciano
Di Admin (del 12/06/2009 @ 10:16:07, in Arte News, linkato 4677 volte)
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