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Note descrittive:
Carlo Verdecchia fin dall’inizio espresse i propri temi, tipici di una certa tradizione abruzzese, con un linguaggio aspro e sbattuto, tale da ricordare indirettamente, anche per i soggetti trattati, il Fattori degli ultimi anni, quando la tecnica macchiaiola aveva assunto un andamento quasi espressionista. Anche Verdecchia però, nei fatidici anni ‘30, fu vittima della nefasta scuola del novecentismp napoletano. Ma, per fortuna, lo sbandamento durò poco, e già nel ritratto della moglie si notano i segni di una ritrovata forza realistica. Successivamente tutti i motivi di Verdecchia restano nell’ambito dei sentimenti più intimi, ciò che conferisce alla sua opera un’aria calda e commossa. Verdecchia torna sovente ai motivi della sua terra, ai contadini, ai pastori, alle scene di campagna con lavoratori che guardano le mucche, alle scene sull’aia, tutti soggetti trattati con sintetica energia, e qualche volta con una sintesi volumetrica che riduce all’essenziale il dato iconografico. In alcuni dipinti, come Contadini, il cui soggetto sembra ispirato alla poetica di un Permeke, i tre personaggi sotto un albero, sul fondo di un paesaggio tempestoso, esprimono efficacemente la vena di un artista che supera di slancio i motivi di una tematica « provinciale»; del resto, in uno dei pi6 recenti dipinti, Paoletta, Verdecchia usa il colore attraverso timbri sottili e, a un tempo, profondi, e ricorda, in qualche modo, il Birolli di « Corrente». Se Verdecchia fosse stato sostenuto da una critica e da un mercato avvertito e colto, la sua pittura avrebbe respirato un’aria pi6 sana e fruttifera.
(Paolo Ricci, da “Arte e artisti a Napoli) |
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