Vincenzo Caprile (Napoli 1856 – Napoli 1936)
Vincenzo Caprile, nato da una famiglia benestante, ebbe sin da piccolo la passione per la pittura che fu osteggiata dai genitori che lo avviarono a tutt’altre discipline. A soli 17 anni, nel 1873, da autodidatta presentò un suo dipinto, come dilettante alla Promotrice napoletana , che fu accettato ed inserito in catalogo. Forse per questo successo, e certamente per le sue insistenze, il padre si convinse a presentare alcuni suoi lavori a Morelli che gli consigliò decisamente di farlo proseguire per questa strada. Nel 1874 si iscrisse all’Istituto ed ottenne un premio di incoraggiamento. I suoi maestri furono lo stesso Morelli, Carillo, il Mancinelli e Gabriele Smargiassi e da quest’ultimo subì l’influenza della tramontata Scuola di Posillipo. Nel 1876 una sua esercitazione di paesaggio fu premiata con la somma di 40 lire; dopo poco più di due anni, terminati gli studi lasciò l’Istituto; nell’85 fu nominato Professore onorario.
Il Caprile fu amico di Rossano e di Campriani, animatori della Scuola di Resina. Con questi lavorò a lungo in campagna, dal vero, e ciò gli consentì di liberarsi dagli strascichi del rigido insegnamento accademico e di formarsi una personalità pittorica che rimarrà immutata per tutta la sua carriera. Nel 1877 presentò alla Esposizione Nazionale di Belle Arti “Le sempre vive” e nello stesso anno alla Promotrice napoletana “Il cortile” che riscosse un grosso successo e fu acquistato dal re S.M. Vittorio Emanuele II. Questo successo favorì la rapida ascesa dell’artista poco più che ventenne. Il suo periodo migliore possiamo considerarlo tra gli anni 80 e 90. Nell’80 presentò alla Esposizione Nazionale di Torino la “Dote di Rita” che sancì il suo successo in campo nazionale, osannato dalla critica tanto che il Corriere della Sera ne eseguì una riproduzione in stampa a colori che fu donata a tutti i suoi abbonati. Il successo si ripete l’anno successivo con “Chi mi ama mi segua” presentato alla Esposizione di Milano; il dipinto raffigura una pastorella sorridente con in mano un fascio di canne e di erba che alcune pecorelle si accingono a brucare. Riportiamo un passo della critica tratta dall’Illustrazione italiana del 1881: “La pittura del Caprile è come quella figura, giovane, robusta, sana, schietta e viva”. Caprile fu un artista versatile che spaziò dal ritratto al paesaggio, alle scene di interni ed a quelle di vita popolare napoletana, ebbe una vastissima produzione, accumulò e conservò gelosamente centinaia di piccoli studi su tavolette, propedeutici a lavori eseguiti in studio di più vasto impegno. Restio a lasciare Napoli effettuò pochissimi viaggi dovuti spesso all’esigenza di accompagnare suoi dipinti ad esposizioni, se si esclude la sua permanenza in Argentina durata circa un anno. Le località italiane che esercitarono sul Caprile un grosso fascino furono certamente, Napoli, Positano e Venezia, ove l’artista si è recato per anni in villeggiatura, ritratte innumerevoli volte e che possiamo considerare tra la parte migliore della sua produzione.
L’artista, unitamente all’amico Giuseppe de Santis, aprì una scuola privata di disegno e pittura che fu frequentata dalla migliore società partenopea e soprattutto gli consentì di insegnare al di fuori dell’Istituto, senza i rigidi schemi che imponeva l’epoca.
Il Caprile ebbe molti committenti illustri: il re Umberto I acquistò nell’82 nell’85 “Acqua zuffegna” presentato alla Promotrice di Napoli; alla triennale di Belle Arti di Milano del’94 acquistò “Gabbia di scimmie” e “Ponte della Colonica”; all’Esposizione di Firenze del’96/97 acquistò “Vecchio carrubo” mentre la regina Margherita preferì “Idillio”. Nel’93 la stessa regina acquistò “Santa Lucia” e “Napoli vecchia” per farne dono all’imperatrice di Germania. L’artista eseguì anche i ritratti di quasi tutti i reali e ne1 1901, su commissione del senato eseguì i ritratti dei Principi di Napoli. Ne1 1910 Vittorio Emanuele III acquistò “Campo San Zanipolo”: oltre ai reali ebbe una folta e aristocratica committenza, tra cui l’imperatrice madre di Russia. Innumerevoli collezionisti privati, gallerie e musei. Fu gratificato da molte onorificenze: professore onorario a Napoli, al Regio Istituto di Belle Arti di Urbino e nel 1933 fu nominato insieme a Paolo Vetri e Vincenzo Miglioro Accademico di San Luca.
(Roberto Rinaldi – Pittori a Napoli nell’Ottocento)