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LuCa (Luigi Castellano): artista, teorico e organizzatore

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Luigi Castellano, LuCa (Napoli, 1923 – Portici, 2001), uno degli artefici e protagonisti dell’Avanguardia Artistica Napoletana

La sua attività si esplicava in svariati campi che vanno dalla produzione propriamente artistica all’impegno come teorico ed organizzatore; conduceva, in varie modalità espressive, un coerente percorso creativo e teorico.

 Dall’immediato dopoguerra i suoi interessi si rivolsero ai più avanzati ambienti artistici napoletani, in particolare al Gruppo Sud. Del ‘58 è la mostra alla galleria Medea di Napoli 13 Pittori Napoletani con la presentazione di Ottavio Morisani. Tale mostra fu occasione d’incontro degli artisti che di lì a poco formarono il Gruppo 58, legato al Movimento Nucleare di Milano, nel quale LuCa ebbe un ruolo centrale anche come organizzatore e costante punto di coesione; soprattutto a lui si deve la nascita della rivista Documento Sud, che diresse tra il ’59 e il ’61. Nel primo editoriale furono enunciati i principi che informavano l’iniziativa: la volontà di divulgazione puntuale delle nuove e valide esperienze dell’arte e soprattutto quella di produrre un lavoro finalizzato ad un migliore futuro per il Sud. LuCa lamentava la situazione culturale ed artistica del sud, di disinteresse nei confronti delle nuove tendenze dell’arte. L’impegno di LuCa fu nel senso di un superamento della tradizione artistica napoletana, di un profondo rinnovamento di essa, ciò all’interno di una politica di più ampio respiro nazionale, per un rinnovamento avanguardistico della cultura. Le sue operazioni furono sostenute da un impegno politico costante, teso al superamento della vecchia cultura innanzitutto, poi alla contestazione di quella moderna, borghese, spesso fagocitante le stesse esperienze d’avanguardia. Dal ’59 LuCa partecipò al Manifeste de Naples, del Gruppo 58, Baj ed altri; formò inoltre il I Manifesto nullista, promosse il Gruppo di Linea Sud, dirigendone anche la rivista Linea Sud dal ‘63 al ‘67 e presentò un altro gruppo, Operativo 64, con una collettiva a Roma, poi a Bologna e Napoli. Tra il ‘65 e il ‘67 LuCa produsse collages nei quali ricucì segni, immagini, parole prelevati dalla carta stampata, in un’operazione di scrittura verbo-visuale.

 Tra il ‘69 e il ‘71 pubblicò la rivista No, tra l’83 e l’84 Città & Città; altri gruppi da lui promossi sono Operativo Gruppo Studio P. 66, Attivi di Pop Art, la cellula grafica campana della Comune Sud; ha redatto nel ‘71 il Manifesto contro l’arte e contro gli artisti, nel ‘77 il Manifesto del neovedutismo, nell’83 il Manifesto dell’arte randagia. Negli ultimi anni produsse, con scrittura minimale, Immagini di un segno.

luca scrittura visuale
LuCa, Luigi Castellano, collage su carta 50×50 cm, titolo “Scrittura visuale in autocollage” del 1995

LuCa e l’immagine irraggiungibile nella serie delle reti Trans-o-types

estratto di un testo di Franco Cipriano per “Frequenze pittoriche”

[…] Dal “nuclearismo” alle ultime mappe segniche, la impegnativa opera di LuCa è stata di cercare, oltre il soggettivismo, le coordinate di una via tecno-immaginativa del linguaggio, in una serialità del differente, per la quale ogni “immagine” componeva l’identità segnica in movimento. La radice delle sue opere era in una dialettica tra forma ed evento. Fin dalle sue “macchie” o “impronte” si declinava il contrarsi e il dilatarsi della materia pittorica nelle possibilità di una forma nello spazio indefinito del fondo nero. E lo spazio venne in seguito strutturato da iconogrammi geometrici, sorta di ermetici campi topologici  che furono il nucleo della successiva elaborazione di scrittura visiva come “immagine di un segno” mentre la parte informale sviluppò la serie dei “trans-o-types”, orme di slittamenti di non-forme reticolari interrotte da strisce orizzontali come segnali di una visione perturbata o di una ricerca strutturale del “metamorfico”. Le sue scritture ultime, sviluppate anche in un’oggettualità totemica, erano le trascrizioni di una lingua a-temporale, una grammatica dell’invisibile e dell’indicibile, in cui, nell’eco delle annunciazioni di Emilio Villa, risuonava – e risuona – il silenzio del Signum e la radice immemorabile del Verbum.

[…] La sorprendente versione di Luca è nelle opere di pittura, negli anni con inflessioni insieme diverse e coerenti, dal “nuclearismo” delle condensazioni cromatiche che apparivano dai fondi neri, alle reti degli anni Settanta, fino alle “scritture” segniche dagli anni Ottanta in poi. La “volontà di pittura” si mostrava in intensità “seicentiste”, dove lacerti di colore sorgevano in slittamenti liquidi che “cercavano” una immagine impossibile, sospesa nel “nulla” di una  impassibile “nigredo”, e di questo “nulla” echi “corporei”. Differentemente dalle materie barocche di Biasi e Del Pezzo, dalla narrazione immaginativa di Persico e dall’energica cosmico-terrestre di Colucci come dai simbolismi di Fergola, Luca sostava sull’immagine nascente, sospesa nel corpo inafferrabile delle orme di una pittura “originaria”, restia a farsi rappresentazione memoriale. I nuclei di colore erano deposizioni di una memoria antecedente ogni storia, che proveniva da atopiche regioni dell’essere, dove pulsa il tremito del corpo  non ancora immaginabile. Grembi (o già reliquie?) forse di una pittura probabile, che annuncia un’immagine sempre irraggiungibile (negli esiti di queste opere si notano inserimenti di enigmatici ideogrammi, radici di future declinazioni segniche); in quelle opere si riflette l’essenziale novitas di pensiero della pittura che LuCa, malgrado le sue dichiarazioni “ideologico-immaginative” contro l’arte e gli artisti, esponeva nel suo gesto silenzioso e profondo, in cui la materia-colore si faceva traccia, orma, risonanza. Come fu evidente nelle sue reti, i “Trans-o-types”, negli anni Settanta.

[…] La matrice reticolare (reti da pescatore) era il corpus di uno spazio flesso, intricato ed espansivo, materia “memoriale” in de-formazione e ri-formazione. Dalle reti incollate sulle tele, LuCa transitò verso le reti matrici impresse sulla superficie, con diverse variazioni cromatiche, come orme segnico-spaziali, attraversate da linee come di “orizzonti” nello spazio-superficie di scansioni cromatiche d’intermittenze e risonanze tonali. Il passaggio a una scrittura fatta di segni primari, in cui la matrice elaborava una traccia originaria-originante, strutturata in semiografie di labirintiche “planimetrie” che, come le “reti” e le loro “orme”, si dilatano e si contraggono come spazi di elastico polimorfismo. Mappe segniche furono “tradotte” in una sorta di capovolgimento di senso, in totemici segnali plastici, come monumenti misteriosi di una città fuori del tempo. Del semiologo Matteo D’Ambrosio sono, analitici e “complici”, i commenti che accompagnarono durante diverse esposizioni quest’ultima  esperienza del percorso artistico di LuCa che aveva già radici “poetico-concettuali” nelle prime pitture, pur in una diramazione metamorfica delle materie cromatiche nelle graphie pre-geometriche di una lingua del silenzio estremo. Un finale dell’opera che dà al senso dell’arte un futuro ibrido, di apertura ai nuovi linguaggi della rivoluzione cibernetica e in uno scarto memoriale ne rammemora l’arcaico enigma di Signum dell’essere.


LUIGI CASTELLANO detto LuCa


testo di Paola De Rosa (da 9centoNapoli 1910-1980 per un museo in progress. Electa Napoli)

Consegue la laurea presso la Facoltà di Architettura di Napoli. Sorretto da un’intensa tensione politico-ideale, è stato uno degli artefici e protagonisti dell’avanguardia artistica napoletana, svolgendo un’intensa attività nel campo delle discipline della comunicazione. Il percorso artistico di Luca si dispiega in un ampio ventaglio espressivo non solo nella produzione propriamente artistica. I suoi multiformi interessi hanno dato vita ad una serie ininterrotta d’iniziative sostenute da un costante impegno volto al superamento della stanca tradizione artistica napoletana, in una visione di più ampio respiro nazionale. Verso la fine degli anni Quaranta segue le mostre del “Gruppo Sud” mentre nel ’50 si avvicina al gruppo d’arte Concreta. Come artista, nel ’58, espone “Omaggio ad un vecchio samurai”, opera che aprendosi all’incontro con la pittura nucleare, è, al tempo stesso, all’origine del “Gruppo 58” fondato insieme a Biasi, Del Pezzo, Di Bello, Fergola e Persico. Nel ’59 partecipa al Manifeste de Naples, redige il manifesto nullista e crea la rivista “Documento Sud”, da lui diretta fino al ’61. Nel primo editoriale ne sono enunciati i principi: la volontà di divulgazione delle nuove esperienze dell’arte e quella di operare per un migliore futuro del Sud. Negli anni Sessanta realizza la serie degli arcipelaghi con l’inserto materico di reti da pesca. Dal ’65 crea collage con immagini e parole prelevati dalla carta stampata, come nell’opera Advenia del 1973 i cui risultati formali richiamano il linguaggio e le tecniche della Pop Art. Tale opera segna l’inizio di un arricchimento espressivo attraverso una ricerca integrata tra immagine e parola, che giungerà negli anni novanta alle “prove” di poesia visiva e alle sue variazioni segniche. Ha realizzato e diretto numerose edizioni di stampa alternativa, tra cui “Linea Sud” (1963-1967), “No” (1969-1971), “Città & Città” (1983-1984), ed ha promosso, oltre il “Gruppo ’58”, l'”Operativo 64′; il “Gruppo di Linea Sud”, “l’Operativo gruppo studio P. 66”, gli “Attivi di Prop, Art”, “La cellula grafica campana della Comune Sud”.

luca carta
LuCa, Luigi Castellano, pennarello su carta 22×30 cm, senza titolo del 1962



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