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Caliendo Francesco, Arte Pittorica Pittura Graduale

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Caliendo Francesco  (Napoli, 1945)

Arte Pittorica Pittura Graduale” di Arcangelo Izzo

Il rispecchiare l’intera essenza del mondo e deporlo nei permanenti concetti della ragione, oltre che nell’energia dei sentimenti, questo e non altro è romanticismo (nostalgia del viaggio di ritorno, tensione dell’immagine, della sua forma, della sua realtà; algos nostou), opposto al classicismo, che racchiude nel suo insieme di forma e di contenuto, e rende sublime e inseparabile il discorso riguardante la presentazione e la rappresentazione del dialogo artistico che istituisce il rapporto tra l’uomo e la natura, tra l’universo e la terra.

Lungo i corsi della storia e secondo la cronaca occorrente ai tempi suoi, si svolgeva la vita istituita sulla centralità della famiglia.

Lungo i corridoi e le aree dell’esistenza si snodavano le domande di un nuovo e più articolato intreccio del quotidiano.

Le scintille della genialità si susseguivano secondo l’affermazione del diritto di sognare e contemporaneamente della ricerca dell’utopia concreta. Siamo nel mondo dell’arte, ove si realizzano le attese e le promesse, a prescindere dai dati qualificativi dei discorsi ideali.

E’ il caso di Francesco Caliendo.

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“Figura”, tavola 35×27 cm

Singolarmente “duale” (insieme di due persone o cose inscindibili, sebbene strettamente legate tra loro), armoniosamente tellurico, compiutamente adusto da un fuoco empireo costante, amico di tutte le creature virtuose “ma non della ventura”, Francesco Caliendo rivela tutte le qualità dell’artista, contemporaneamente pittore, scultore, architetto, essenzialmente interessato al teatro e al cinema contemporanei, soprattutto se l’artista è stato colpito ed influenzato dal linguaggio filmico e dalla cinematografia-pittorica. Nonché da “forme” comuni, riconoscibili in quanto sbalzate da piattaforme di riferimenti poligrafiche che rinviano ad una scrittura “enigmatica” (Rella) e “labirintica” (Borges), sul tipo di quelli delineati, per esempio, anche da Markus Lupertz, Derek B. Jarman, Peter Greenaway. Pertanto il suo “viaggio ideale”, lascia individuare un primo “modello” d’artista che non abbia nessuna rispondenza iconografica e nessuna giustificazione freudiana, o junghiana. Essi, i seguaci “lacaliani” non diventeranno moltissimi anche per alcuni scontri con Freud (vedi qualche equivoco registrato nei confronti del “padre” e nelle frequenti sparizioni del mito di Atteone). In questa fase, Caliendo individua e fissa un “modello” d’artista nella figura della “madre” (Rosa Saracco, che, pur essa figlia d’arte, aveva iniziato con successo l’attività di cantante lirica e di “ugola d’oro abituata al canto di romanze e serenate, applaudite ma interdette dal padre”). Caliendo, in questa fase, mette in opera dei lavori che dichiaratamente manifestano un “sentire” unico, a volte anche bizzarro, più spesso “picaresco”.

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“Caos”, tavola 92×70 cm

I riferimenti culturali e visivi rimandano soprattutto ad Eliot e ai Goncourt, i quali scoprivano che il loro stesso mondo della realtà era affollato di “cose”, senza giungere ai fenomeni e agli eventi nello spazio delle “biglie”, dove si incontrano e si sorpassano curve e superfici concave e convesse (come l’ovolo, il cavetto, la gola diritta e rovescia, la scozia, il toro), e aggettante perpendicolari. Sul piano, invece, di qualche particolare “smottamento” politico, per rispecchiare l’intera essenza del mondo e riporla nei permanenti concetti della ragione e fare il resto in turni successivi.

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“No titolo”, cartone 28×18 cm

Sul piano della “formazione” personale, Francesco Caliendo, a contatto con la visione di spazi pieni e il richiamo di strutture architettoniche spontanee (modanature), conservò a se stesso questa poetica della “gradualità”, partendo da una nuova visione della “rinascenza” che sembrava la fioritura di felice promessa di civiltà. Questa, invece, fu il preliminare che consentì la conquista di mete obiettive, eticamente euforiche. Allora, si reinventò la fase del nuovo “rinascimento”, suggeritore di diverse e più dinamiche superfici e volumi accompagnati o investiti dalla creazione di fasci di luce e ombra che gli permisero di spaziare tra le cose che cominciavano ad essere ricche della vita e dei fenomeni; anche perché, per l’antica disposizione a “produrre”, e per la consuetudine al disegno poetico e progettuale, molte soluzioni invitavano a considerare il diritto agli investimenti più utili, assegnando ai “resti” la possibilità di ulteriori richiami alla edificazione e all’industria. Senza avere coscienza dei nuovi impegni, l’arte si limitò ai progetti possibili. Pochi andarono alla conquista di nuove mete. Molti ancora sostennero il mito della psicanalisi come portatrice di salute e benessere e fondarono il mito di attendere sconcertati dalla scena dei cervi, incapaci di frenare il precipizio dell’acqua e lo smarrimento provocato dell’eccessiva realizzazione finiva per vantare la più piena proprietà di linguaggio e l’affermazione di essere il più aperto scopritore di “anima e coscienza”. Questo intervento, sebbene comune ai giovani che intervenivano nel sociale, rivelava la capacità in Caliendo di indirizzare, nella sua perfetta autonomia, le sue decisioni e la libertà dei suoi progetti secondo il percorso “graduale” della cultura e della civiltà. Così che si ebbe un breve ma rifluente fenomeno della “rinascenza” che sembrava di disporre la fioritura, implicita di felice promessa di civiltà.

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“Progetto X”, cartone 25×20 cm

Francesco Caliendo, nato a Napoli il 1945, è stato allievo del maestro Giovanni Brancaccio, già direttore dell’Accademia di Belle Arti di Napoli, uomo di grande equilibrio, prodigo di consigli e di orientamenti adeguati alle esperienze successive. A dieci anni orientava già le sue preferenze secondo l’opzione che assegnava il dono della libertà ai giovani artisti, abituati al contemporaneo, ad alcuni aspetti del futurismo. Il patrimonio artistico di Francesco Caliendo è lo scrigno delle cose e dei personaggi allestiti per il continuo flusso di partiture erranti e di spartiti, singolarmente o coralmente addetti alla proposta etica, sociale ed estetica, puramente sottolineata dalla ricerca del sound musicale.

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“Senza titolo”, tavola 24×18 cm

Questa duttilità del passaggio dal concreto all’astratto, dal vero al virtuale, resta costante manifestazione di dialogo strettamente unito alle passioni, ai desideri e alle utopie dell’artista, che richiama l’efficacia sia del visibile che dell’invisibile e che ha avuto vibrazioni di ultrasensibilità, di coinvolgimento di tutti i “sensi”, impegnati nel fare “arte”, come hanno dimostrato le affermazioni e i ripescaggi del critico “Dilthey ritrovato” e di Wolfflin impegnato nella revisione critica a tutto campo. Nell’uno e nell’altro caso, si è trattato di un’operazione di grande interesse culturale e di questioni di grandissimo rilievo e di analisi profonda. Sulla base di questi contributi il “romanticismo” ha ritrovato nuovi impulsi e nuove energie per manifestazioni esaltanti la grande fioritura della civiltà.

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“No titolo”, tavola 45×32,5 cm

Di questa vibralità si è giovato tutto l’ambiente romantico per ritrovare il senso e il valore del dettato poetico per cui Francesco Caliendo si è differenziato da tutti quanti gli altri, pittori e compagni di viaggio, ricorrendo alla sua interiorità e al suo “globalismo visivo”, e, dopo aver rivolto uno sguardo furtivo agli autori della psicanalisi, come vedremo, ha fissato lo sguardo nel buio per scoprire il passo accorto dell’altro che lo segue, quasi inconsapevolmente, per rimuovere il tasso inquieto della cultura.

Le “immagini” dell’Altro nell’Economia della Mostra.

Che l’iconografia della mostra abbia la forza e la capacità di mostrare donde sia stata generata la vita reale e lo spirito peregrino dell’esistenza del personaggio incarnato dalla pittura di Francesco Caliendo.

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“Petrolio, una pagina interrotta – in memoria di Enrico Mattei e Pier Paolo Pasolini – 2 novembre 1975”, tavola 40×32 cm

ps

Un ringraziamento speciale al Maestro Francesco Caliendo e a Vincenzo Matteis per il grande lavoro svolto

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