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Mostra personale di
Goffredo Godi: "
Paesaggi mediterranei" all'Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo dal 19 aprile al 18 maggio 2012.
Presentazione di
Stefano Gallo, docente di Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”.
Organizzazione e coordinamento: Association Culturelles Autre Italie.
La mostra sarà accompagnata dalla pubblicazione di un catalogo con testi tradotti in alcuni dei principali idiomi europei.
"Nel verde" Olio su tavola 43x63 cm del 1968. Collezione
Marciano Arte Istituto Italiano di Cultura - Strasbourg
7, rue Schweighaeuser – F – 67000 Strasbourg
renseignements :
tél. 03 88 45 54 00 - fax 03 88 41 14 39
website:
www.iicstrasburgo.esteri.it email: iicstrasburgo@esteri.it
dalla presentazione del prof.
Stefano Gallo:
A me sembra che chiunque sia posto di fronte ai dipinti di Godi, alle sue piccole tele dai vivaci colori sulle quali affiorano sintetiche raffigurazioni del mondo, non possa sottrarsi a un certo sentimento d’incanto. È la sorpresa, la meraviglia e subito dopo il senso un po’ di mistero che si prova per quanto riesce a catturarci, a farci preda di una diversa visione, di un diverso pensiero. È quel che succede sempre di fronte alle opere d’arte, di qualsiasi concezione e fattura esse siano l’esito: dalle più astratte o concettuali a quelle al contrario, come i dipinti di Godi, più vicine alla riconoscibilità del mondo visibile che ci circonda; ma a condizione che vi sia quel qualcosa che chiamiamo arte, che è in grado di trasferirci in una dimensione simbolica o immaginaria dell’esperienza. I quadri esposti in questa mostra rappresentano bene i soggetti cari al maestro. Vediamo soprattutto paesaggi, poi nature morte e rappresentazioni di persone nella natura. Ma compaiono anche due dipinti nei quali le figure sono state sottoposte a processi d’astrazione che hanno consentito la costruzione d’intrecci dinamici. Già questo aspetto, quantitativamente secondario nell’attività di Godi, che si è voluto tuttavia documentare, lascia intendere che la formazione del suo linguaggio è stata più stratificata di quanto a un primo sguardo potrebbe apparire. Ma anche un’osservazione attenta dell’insieme delle sue opere non può non stimolare chi le guarda a interrogarsi sull’apparente semplicità d’espressione di cui esse si avvalgono. Il fatto è che l’immediatezza con la quale le immagini di Godi giungono al fruitore trae in inganno. L’immediatezza degli effetti suggestiona, coinvolge, allieta; e insieme nasconde il linguaggio che tali effetti genera. La semplicità apparente del linguaggio di Godi risiede in un peculiare uso della lezione astratta che recupera l’elementarità di stesura del colore e la sua struttura frammentaria per ottenere effetti mimetici di più intensa e immediata ricezione. Se si osserva una qualsiasi delle opere in mostra, per esempio Barche di pescatori, ci si accorge che la forza rappresentativa del quadro è generata proprio dalla frammentaria costruzione per piani di colore sia degli spazi, sia degli oggetti in esso disseminati, sia dell’ambiente naturale nel suo insieme. La viva immediatezza della scena in fondo non deriva dalla facile riconoscibilità dei diversi motivi figurativi, ma dalla rapida sintesi dei distinti piani di colore secondo cui Godi realizza la rappresentazione. È questa struttura di segni, che rimane nascosta a chi si lascia catturare solo dal loro esito raffigurativo, a nutrire le rappresentazioni di Godi del loro spirito felice, che, contiene in sé tanto il sentimento dell’eterno che il presentimento della fine. Dal punto di vista della storia dell’arte, direi che il “naturalismo fremente” della pittura Godi si differenzia sia dai modi dell’Impressionismo che dell’Espressionismo. Dai primi, perché non si serve della sintesi ottica dei colori. L’immediatezza visiva delle sue forme essenziali e vivaci è data dalle relazioni sintetiche che si stabiliscono tra i diversi piani di colore, senza mai pervenire a soluzioni di fusione. Anche il riferimento all’esempio di Cézanne non calza bene, perché ciò che caratterizza i quadri di Godi è il risalto intenso dei particolari della veduta. Se si guarda, per esempio, la Natura morta del 2006, immediatamente si è richiamati dalle dissonanti stesure cromatiche delle quali sono fatti i frutti e gli ortaggi alla percezione della loro esistenza. Allora si penserebbe alla presenza nella sua pittura di una carica espressionista. Ma si faccia il confronto con Soutine e ci si renderà conto che la soggettività con cui Godi si avvicina ai suoi motivi nulla ha a che fare con la volontà di stravolgerli da cima a fondo con l’impeto di un pathos interiore. Le sue rappresentazioni lasciano avvertire una vibrazione, direi un tremito esistenziale; ma è tutt’altra cosa rispetto al ruolo che la manifestazione dell’interiorità gioca generalmente nell’Espressionismo. Guardiamo Godi dipingere. Che cosa ci mostrano le sue vedute? Che cosa guardando e dipingendo, guardando sempre col pennello alla mano, ci ha fatto vedere? Quel sorriso incantato di Godi non prelude ad una pittura che effonda sentimento, ma neanche a una distaccata osservazione. L’artista vuol cogliere qualcosa del mondo cui guarda, qualcosa della vita che si nasconde in esso, più in profondità della superficie delle cose, dove l’uomo possa trovare il nutrimento per sé perché di quella vita anch’egli è parte. È un vedutismo dunque che ha una motivazione e una guida spirituale, ma che sa di dover cercare guardando, senza avvicinarsi troppo ai motivi per non riversarvi un sentimento di origine soggettiva, senza rimanere troppo lontano da essi per non perdere la ragione umana di quella osservazione. La mia impressione è che Godi facendo parte di quell’esperienza – e di quella cultura – che ha attraversato la guerra e le si è proiettata oltre rimanendone segnata, ha sentito che prima dell’essere c’è l’esistere, che all’essere l’uomo può giungere solo passando tra i sentieri dell’esistere, che il nutrimento dell’eternità della natura dunque, e il nutrimento che questo sentimento può dare, si possono attingere avvertendo a fondo quanto tutto sia “esposto” al divenire. E trasferendo questo in pittura, a me pare che quel contatto con la vitalità del colore-materia, cioè quell’assimilazione d’una essenza di Informale rielaborata nella resa dell’immediatezza vitale della veduta, sia l’altra faccia di tale sua matrice – per esperienza di vita – “esistenzialista”.
catalogo in formato elettronico:
www.goffredogodi.it/catalogo_Godi_IIC-Strasburgo.pdf