E' un olio su cartone di 17x20 cm "Roma - Piazza del Popolo":
L'opera è firmata a penna in basso a sinistra "G. Villani". Riporta a tergo una scritta a matita "Roma - Piazza del Popolo" e l'autentica a penna firmata dalla figlia del maestro Ena Villani.
Gennaro Villani (1885 – 1948) trasferì nel paesaggio la sua breve esperienza secessionistica. All’inizio, infatti, le sue vedute sono fitte di segni colorati, sinuosi, di gusto floreale, per poi raggiungere e ricomporre la tavolozza su registri tonali misurati e l’impalpabile atmosfera del plein air. Dal suo maestro Cammarano aveva ereditato il senso della bella materia pittorica, e specie le sue piccole tavolette, orchestrate su accordi essenziali e “puliti” che ricordano certe pitture della Repubblica di Portici, avevano ed hanno un notevole fascino. La vita di un artista come Villani, se l’artista fosse vissuto in un ambiente sensibile, ricco di interessi culturali, avrebbe potuto avere uno svolgimento ben diverso nell’arte napoletana del primo Novecento; non a caso, lo stesso Crisconio aveva subito, agli inizi della sua attività, una certa influenza dal modo spregiudicato di Villani di interpretare la natura. (Paolo Ricci)
E' una tecnica mista su carta di 25,5x44 cm "Nudo disteso":
L'opera è firmata in basso a destra "G.ro Villani Napoli". A tergo vi è l'autentica firmata dalla figlia del maestro Ena Villani.
VILLANI GENNARO (Napoli, 1885 – 1948) Frequentò l’Accademia di Belle Arti di Napoli, allievo di Cammarano, da cui derivò il robusto impianto disegnativo che interpretò prima con gusto tonale e poi con inflessioni postimpressioniste dal denso colore. I dipinti di genere di soggetto napoletano, le figure, le marine e i paesaggi del Villani interessano le aree di collezionismo partenopeo sensibili alla pittura di derivazione ottocentesca. I prezzi sono normalmente compresi in un arco dai due ai cinque milioni, a seconda di dimensioni, qualità e soggetto dei dipinti, con punte superiori per gli oli di notevole impegno o di particolarissimo interesse topografico. (Il valore dei dipinti dell’Ottocento e del primo Novecento. X edizione, 1992 – 1993. Umberto Allemandi & C. Editore)
E' un olio su cartoncino di 10x15 cm rappresentante un paesaggio:
La firma a matita in basso a destra "Villani" è intuibile, ma per provenienza, caratteristiche tecniche e tipicità (soggetto, tavolozza, stesura e matericità del colore, pennellata e supporto), a mio parere non ci sono dubbi sull'attribuzione. Il supporto è un cartoncino di invito ad una mostra collettiva alla Galleria Chiaia di via Chiaia a Napoli. Infatti, in alto a destra del piccolo dipinto, è chiaramente leggibile la scritta "Galleria", mentre a tergo ci sono i dettagli dell'esposizione. Tra gli artisti della mostra inaugurata il 4 dicembre del 1947: Barillà, Bocchetti, Casciaro, Chiancone, Galante, Gatto, Girosi, Verdecchia, ovviamente Villani e Viti.
VILLANI GENNARO (Napoli, 1885 – 1948) Frequenta l’Accademia di Napoli, sotto la guida di Michele Cammarano, di cui risente fortemente nel primo periodo della produzione, contrassegnato da forti contrasti chiaroscurali. Esordisce alla Promotrice “Salvator Rosa” nel 1904; nel 1909 è a Parigi ed espone al Salon d’Automne. Nello stesso anno è presente alla Biennale di Venezia, partecipando poi a Napoli all’esperienza di quel gruppo di artisti d’avanguardia definito “Secessione dei 23” e, sino ai primi anni Quaranta, svolge un’intensa attività espositiva in Italia e all’estero (anche a Parigi, nei frequenti soggiorni insieme a Raffaele Ragione). Pittore soprattutto di paesaggi e paesaggi con figure, dal 1909 caratterizza le sue opere con una pennellata densa e luminosa. (Novecento Italiano 1998 – 1999. De Agostini Editore)
E' un olio su cartoncino di 11x19 cm "Lungo la Senna":
L'opera è firmata in basso a destra "G. Villani" e riporta a tergo l'autentica firmata dalla figlia del maestro Ena Villani.
Allievo di tre grandi maestri, Esposito, Volpe e Cammarano, ha insegnato pittura prima all’Accademia di Belle Arti di Lucca e poi a quella di Napoli. A Villani non è mancato neppure un proficuo soggiorno a Parigi, nel quale ha modo di affinare non poco le sue doti di colorista sensibile e raffinato. Questo senza mai venir meno al richiamo del paesaggio e della luce di Napoli, alla cui rappresentazione dedicherà il meglio della sua attività.
E' un olio su cartone di 20x29,5 cm che rappresenta un paesaggio di campagna con un piccolo ruscello:
L'opera è firmata a matita, sul fronte in basso a destra e a tergo in alto a sinistra "G. Villani" e riporta sul retro del cartone l'autentica firmata dalla figlia del maestro Ena Villani.
Pietro Montella: “…Vi sono nelle opere le tracce indelebili dell’anima dell’artista, del pensatore che imprime in una linea, in una pennellata, in un tono, ora caldo, ora freddo, la sua tecnica robusta, la sua personale caratteristica. Ho detto innanzi che Gennaro Villani è un taciturno, è un pensatore, è un instancabile lavoratore; e non a torto ho asserito tanto. Egli è un artista fra i migliori della nostra Napoli, che fugge il rumore assordante della vita e brama soltanto il lavoro, soltanto la quiete!...”.
E' un olio su cartone di 10,5x16 cm che rappresenta Sant'Angelo d'Ischia:
L'opera è firmata in basso a destra "G. Villani" e riporta la data sul retro del cartone, 1925.
Gennaro Villani era stato allievo di Esposito, Volpe e Cammarano. Inseritosi ben presto da protagonista nelle vicende artistiche napoletane, partecipò alla Secessione dei 23, andando poi a dirigere l’Accademia di B.A. di Lucca e tornando successivamente ad insegnare paesaggio all’Accademia di Napoli. Ma, nel corso della sua laboriosa vita, era stato anche a Parigi: aveva dipinto lungo la Senna, aveva capito la bellezza dei grigi, di certi toni smorzati; e nella sua memoria cantavano con i ritmi di una poesia di Verlaine i paesaggi di Claude Monet. Si era aggirato per la «ville lumière», osservando, dipingendo nei luoghi dove avevano operato i grandi impressionisti francesi, dai quali, pur mantenendo inalterato il suo temperamento di pittore napoletano proclive al sentimento e alla sensualità, aveva tratto non pochi insegnamenti, affinando la sensibilità e il gusto.
Passeggiando lungo le spiagge assolate, s’incantava a guardare i nudi bruciati dal sole o gli effetti di luce sulle acque. I suoi occhi, dietro le lenti, fissavano lo spettacolo insolito. D’improvviso piantava il cavalletto sulla sabbia, apriva la cassetta dei colori ed incominciava a dipingere con una foga impressionante. Da quelle poste sulle spiagge nascevano di giorno in giorno i suoi mirabili paesaggi vibranti di luce.
Dipingeva come in trance, imprigionando la luce dei pomeriggi estivi. Parigi gli aveva insegnato molte cose, ma egli non si lasciò mai influenzare dalle mode. Restò napoletano. Le sue «impressioni» — che potrebbero ricordarci, sia pure alla lontana, quelle di un Monet o di un altro pittore impressionista francese — sono caratterizzate da un tono elegiaco, da una vena sentimentale: i cieli grigi, la luce dorata dei pomeriggi invernali, le marine autunnali, la campagna durante la vendemmia, i porti ingombri di velieri nel giuoco della luce che squarcia le nuvole, i cortili rustici, la prima neve. Poteva considerarsi uno degli ultimi bohemiens, un romantico per il quale la natura era il gran libro da cui trarre le parole e le immagini del suo poetare. (P. Girace)
Di Admin (del 05/11/2010 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 2614 volte)
{autore=villani gennaro} Marciano Arte dedica una rubrica di 10 articoli sul suo blog per presentare altrettante opere inedite di uno dei grandi maestri del Novecento napoletano: Gennaro Villani (4 ottobre 1885 - 25 dicembre 1948).
La prima opera qui presentata è un olio su tela del 1907 di 80x60 cm:
L'opera è firmata in basso al centro in rosso "G. Villani" e riporta luogo di esecuzione, firma e data in basso a destra in nero "Scuola, G. Villani, 1907". Questo dipinto è da sempre appartenuto al maestro, in quanto ha segnato un evento importante per la sua carriera. Nel 1907 infatti Villani si diploma all'Accademia di Belle Arti per il corso speciale di pittura. Le prove di esame sostenute al concorso furono tre: la prima, "il paesaggio dipinto ", su tela di 50x70 cm e per soggetto un luogo scelto dal professore. Il concorso prevedeva una premiazione finale in danaro e Villani acquisì il primo premio di 40 lire. La seconda, "il saggio di prospettiva dipinta dal vero" con un tema stabilito dal professore e rispettando il formato di una tela di non oltre 60 cm. Villani superò la prova con la dichiarazione di lode. Terza ed ultima prova di concorso, prevista per il corso speciale di pittura del terzo anno, era la "figura nuda dipinta", da eseguire a grandezza naturale in 5 giorni (a cominciare dal 27 maggio impiegando 2 ore al giorno). In commissione: d'Orsi (presidente), Volpe, Diana, Cammarano, Laccetti, Pisanti, De Luca, Tedesco, Renda e De Sanctis. Ai risultati finali Villani, con questo quadro, ottenne la licenza di terzo livello.
TUTTE LE ESPOSIZIONI DI GENNARO VILLANI ANNO PER ANNO 1901 Si iscrive all' AA. BB. di Napoli 1904 Esposizione Promotrice - Napoli 1906 XXXIII Promotrice - Napoli 1907 Pensionato Artistico Nazionale - Napoli 1908 Quadriennale di Torino 1909 Esposizione Hotel Nobile - Napoli X Esposizione di Monaco di Baviera Esposizione Nazionale BB.AA. - Rimini Salon d'Automne - Parigi (Medaglia d'argento Sez. Italiana) 1910 Esposizione Nazionale - Milano Expò Internazionale- Bruxelles Esposizione d'Arte - Santiago del Cile (Medaglia di bronzo) IX Biennale di Venezia 1912 IV Mostra d'Arte alle Tamarici - Montecatini X Biennale di Venezia 1913 Società des Beaux Art et des Art Industriels - Ivry Societè des Artistes Francaises - Parigi 1914 Gennaro Villani - Galleria Danton - Parigi (personale) per quest'esposizione ottiene la medaglia d'argento e un diploma dal Ministero di BB.AA. di Francia XXXIV Esposizione del Cinquantenario 1916 XXXVIII Promotrice - Napoli 1920 Galleria Vinciana - Milano 1921 Gennaro Villani - Galleria degli Illusi - Napoli (personale) 1 Biennale Città di Napoli 1922 XIII Biennale di Venezia 1923 Quadriennale di Torino 1924 G.Villani - Galleria Corona - Napoli (personale) 1925 G. Villani - Galleria Cerciello Napoli (personale) 1927 C.Abruzzese Molisana - Napoli (personale) Mostra del paesaggio - Bologna 1929 Esposizione Internazionale - Barcellona 1930 Permanente - Napoli 1935 Permanente - Roma Dal '35 al '43 tutte le Sindacali di Napoli 1945 Mostra con il pittore Colucci 1947 Ridotto del S. Carlo - I salone arti figurative - Napoli Galleria Chiaia I collettiva d'arte raggio di sole - Napoli 1949 Galleria d'Arte Internazionale - Mostra postuma - Milano 1953 Mostra d'arte nella vita del Mezzogiorno d'Italia - Palazzo Esposizioni - Roma 1956 Galleria Mediterranea - Napoli 1957 Crisconio De Corsi Villani Viti - Galleria Mediterranea - Napoli 1959 Trenta opere di Villani - Galleria Maditerranea - Napoli 1960 G. Villani - Galleria Mediterranea - Napoli (antologica) 1961 Circolo Artistico Mostra retrospettiva - Napoli 1962 Galleria dell'Artistico - Napoli Trenta dipinti inediti di G Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1964 Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1965 Gennaro Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1966 Crisconio, Viti, Villani - Galleria Mediterranea - Napoli Sette pittori napoletani contemporanei - Galleri Giosi - Napoli 1967 Crisconio, Viti, Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1968 Trentadue pastelli di Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1969 Crisconio, Viti, Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1970 Gennaro Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1973 Galleria Mediterranea - Omaggio a Villani - Napoli 1984 Villani: la tecnica del pastello - Galleria Mediterranea - Napoli 1985 Crisconio, Viti, Villani - Galleria Mediterranea - Napoli 1986 In Margine, Artisti tra tradizione e opposizione - Milano 1993 Napoletani del ‘900 a Roma - Galleria Esmeralda - Roma 1999 Percorsi della figura a Napoli Galleria Mediterranea - Napoli Villani - La Gioconda - Napoli 2000 Arte a Napoli dal 1920 al 1946 Gli anni difficili - Napoli Maschio Angioino - Villa Pignatelli 2003 Crisconio, Villani, Viti - Galleria Mediterranea - Napoli 2005 Maestri del Novecento, La Mediterranea arte, Napoli Raccolta privata, La Mediterranea arte, Napoli 2007 Gennaro Villani, La Mediterranea arte, Napoli Gennaro Villani, Terzo Piano, Napoli
Mimmo Paladino ci ha abituati a grandi dipinti capaci di catalizzare lo sguardo con immagini dotate di un'opulenta ricchezza, dove però i personaggi sembrano vivere una sorta di disagio esistenziale. Immagini che hanno poco a che fare con la realtà e ben di rado ricavate da qualsiasi sfondo particolare di esperienza concreta. Con i suoi lavori ci invitava ad allenare lo sguardo di fronte a dipinti governati da una evidente vigore formale e cromatico, che spesso sfiorano una certa aggressività nei toni. Alla fine degli anni '70, l'artista assieme ai compagni della Transavanguardia (Sandro Chia, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Nicola De Maria) è stato l'artefice di un grande ritorno della pittura, accolta con enorme calore dall'ambiente artistico internazionale che, dopo più di un decennio di arte puramente Concettuale: Performance, Azioni, Happening, assolutamente coinvolgente, ma allo stesso tempo profondamente immateriali, aveva creato non poco scompenso nell'ambito del mercato internazionale. I grandi quadri dei protagonisti della Transavanguardia vennero accolti così con entusiasmo, soprattutto negli Stati Uniti, sia dai galleristi sia da una parte della critica americana. Mimmo Paladino pittore è quello che abbiamo imparato a conoscere, il più amato, criticato, glamour, ma sempre grande artista. Poi man mano, qualche galleria, ed alcuni musei hanno cominciato a dare spazio ad un'altra parte del suo lavoro, quello grafico e la scultura e ci hanno permesso di scorgerne un suo inedito volto. Nelle opere scultoree l'opulenta ricchezza del quadro lascia spazio all'essenzialità del gesto, alla purezza della forma, che sembra sconfessare la materialità di un certo modo di concepire la pittura. E come ci fa notare il curatore della rassegna Enzo di Martino in catalogo "L'opera plastica di Mimmo Paladino, nonostante le apparenze, non ha molto a che fare con la rappresentazione ma tende piuttosto, attraverso i segni che la caratterizzano, ad avere una attenzione mai conclusa" . Attraverso la scultura l'artista ricerca una dimensione esistenziale autentica, mai forzata che caratterizza da sempre l'unicità dell'opera d'arte. Paladino scultore sembra quasi volere mettersi in gioco, infatti in diverse occasioni ha scelto di esporre i suoi lavori in luoghi pubblici rinunciando alla perfetta protezione delle pareti del museo o della galleria. Sono opere site specific, capaci di portare avanti un profondo dialogo con il luogo e la gente. Sia che si tratti dei suoi guerrieri, o della maestosità del Cavallo o della impeccabile riservatezza della serie dei Dormienti – splendida l'edizione realizzata per La Fonte delle Fate di Poggibonsi - non possono prescindere dall'evocare "il passato e il mistero ma sono riconoscibili come una metafora della condizione dell'uomo nel nostro tempo". Spiega il curatore. L'opera grafica ci permette invece di scoprire Paladino narratore, autore di storie, autentiche, di quelle che si ha perfino voglia di raccontare ai bambini. Rimandano a " leggende dell'antichità" o a "fiabe delle sue campagne sannite", difficilmente prescindo dalla sollecitazione letteraria o dalla menzione ai lavori dei maestri del passato. Chi nutriva delle resistenze riguardo Paladino pittore difficilmente riesce a non sentire la magia che rivela le sue opere grafiche. Ma soprattutto alla seduzione delle sue sculture, così solitarie, imperfette, alla costante ricerca di un dialogo con la realtà e con il contesto. (fonte: http://www.ilsole24ore.com)
Alcuni anni fa, a Ceglie Messapica, in Puglia, si tenne un convegno di studi su Emilio Notte inserito nel quadro del Futurismo italiano. Dagli atti di quel convegno, oggi sta per essere pubblicato, in collaborazione con l'Università di Lecce, un libro davvero scientifico, cui hanno partecipato insigni studiosi di questo Movimento che fu una gloria indiscussa del nostro Novecento. Il grande volume comprende anche illuminanti saggi di Gino Agnese, presidente della Quadriennale di Roma, Enrico Crispolti, il più autorevole esperto del Futurismo in arte, del professor Antonio Giannone dell'Università di Lecce, nonché due lunghe interviste raccolte e trascritte da Michele Ciracì, in cui Emilio Notte racconta la sua vita, e scritti inediti del Maestro risalenti agli anni dal 1915 al 1920, tuttora conservati nell'archivio di Primo Conti, dove sono raccolti i più importanti documenti del Futurismo.
Fin qui nulla di strano: Notte è uno dei grandi esponenti del Futurismo, e un tale riconoscimento gli è dovuto. Il dato interessante è che sia la Puglia a manifestare attenzione sulla sua opera. Perché Notte, a Ceglie Messapica, vi nacque soltanto, e a Lecce non c'è mai stato, né come artista né come semplice turista. Egli, infatti, svolse la sua attività di docente e artista a Milano, Firenze, Venezia, Roma e infine a Napoli. Eppure è la Puglia che lo ricorda con orgoglio, consapevole del fatto che il suo nome è una gloria per l'intera regione.
Rallegra il cuore che in qualche parte dell'Italia si coltivi la memoria di personaggi illustri. Dovremmo prenderne esempio anche noi napoletani, perché Emilio Notte, a Napoli, tenne la cattedra di Pittura all'Accademia di Belle Arti per oltre quarant'anni e per un decennio ne fu anche direttore. Ma non ce lo ricordiamo più. Eppure egli è la figura chiave nel panorama artistico della nostra città. Tralasciamo il fatto che a Venezia siano stati suoi allievi Mirko e Afro Basaldella, a Roma il grande Scipione, a Napoli egli ha avuto come allievi Mimmo Rotella, Lucio Del Pezzo, Guido Biasi, Mimmo Jodice, Armando de Stefano (che fu anche suo successore alla cattedra di Pittura), Mario Colucci, che fu suo assistente, tanto per citarne alcuni fra i più rappresentativi, nonché tutta la lunghissima schiera di artisti che ancora oggi operano conpiù o meno fortuna nella nostra città. Ditutti questi, Emilio Notte è stato il Maestro per antonomasia.
Quando negli anni Trenta giunse a Napoli, aveva alle spalle una robusta cultura artistica europea che spaziava da Cezanne all'Espressionismo tedesco, dallaSecessione al Futurismo, oltre a una fittarete di rapporti con gli esponenti più autorevoli della cultura italiana del Novecento, come Filippo Tommaso Marinetti, Carlo Carrà, Ardengo Soffici, con Massimo Bontempelli del Realismo Magico, con Arturo Martini, con Margherita Sarfatti, che curò le sue mostre milanesi. Napoli, in quegli anni, viveva una stagione artistica a dir poco mediocre: di Picasso non si conosceva neppure il nome e dove, se si eccettua qualche isolato come Eugenio Viti, l'arte si trascinava sull'oleografismo più deteriore. Con un paziente e appassionato lavoro egli svecchiò e preparò il terreno a quella che sarebbe stata l'avanguardia degli anni Cinquanta e Sessanta, formando artisti che avrebbero dialogato con l'Europa, come il MAC napoletano, il Gruppo Sud, Il Gruppo 58, e la Pop Art. Non ci sono stati artisti napoletani che non siano usciti dalla scuola di Emilio Notte. Non fosse che per questo Napoli dovrebbe tributargli un doveroso riconoscimento con una mostra antologica completa e scientifica.
È giusto accogliere nella nostra città artisti di fama mondiale, ma insieme a questi sarebbe nostro dovere ricordare anche le nostre glorie passate e, presenti. Soprattutto passate, altrimenti ci destiniamo al colonialismo culturale. Sono venti anni che Roma propone grandi mostre della Scuola Romana; Bologna fa altrettanto con i suoi artisti, per non parlare di Milano e di Torino. Ogni tanto bisognerebbe ricordare che Mnemosine (la Memoria), era la madre delle Muse (le arti). Ars longa, vita brevis, diceva Orazio, nel senso che l'arte oltrepassa la vita umana e la perpetua. E solo per questo, che gli artisti si dannano l'anima: per sopravvivere. Fatica inutile, per quelli napoletani, senza la Memoria.
Di Admin (del 20/05/2010 @ 12:54:40, in Arte News, linkato 1746 volte)
{autore=schetter francesco}
Autore: FRANCESCO SCHETTER (1955) Titolo: PENSIEROSA Tecnica e superficie: PASTELLO SU CARTONCINO Dimensioni: 50 x 70 cm Anno: 2009
Dopo aver frequentato l'Istituto d'Arte con fervida passione, si dedica alla pittura, traendo forza e vivacità dagli ambienti artistici campani, ma tenendosi sempre nella dirittura di una propria impronta rappresentativa.
“Il poderoso incombere, nella più recente produzione dello Schetter, di figure umane, atteggiate in posa di naturalezza estrema, parrebbe lasciarci indifferenti se non cogliessimo, dopo il primo distratto sguardo, un sentimento di profonda e sofferta drammaticità. Quel tanto che basta per fuorviare ogni sospetto di un virtuosismo artistico fine a se stesso. Alla base del suo operare, comunque, un limpido segno grafico e pezzature di poche tonalità dominanti di rossi affogati, turchini profondi, bianchi luminosi, verdi intensi e perfino favolosi viola. Il tutto per forme esaltate da una sinuosa e irrequieta vitalità!... […] Quella per la rosa è una sua passione viscerale, un interesse senza limiti per un fiore notoriamente stupendo. Questo, a prima vista, parrebbe giustificare l'exploit artistico davvero sorprendente dell'Artista […]. Un roseto che incanta con le sue mille tessere coloristicamente interessanti. Ecco, forse è questo che alla fine giustifica la ricerca e l'amore di un artista come Franco Schetter per la rosa. Mille sono infatti le sue varietà botaniche e mille le maniere a disposizione dell'Artista per rimirarla e fermarla con pennellate rapide e mai ripetitive: mille ancora i profumi che paiono inebriarci e sempre mille, per illusione, gli scenari che paiono celarsi ed aprirsi a un tempo dietro al roseto…” (Matteo de Musso)