{autore=ruotolo errico} Venerdì 23 novembre 2012, alle ore 18.00, verrà inaugurata la mostra monografica - curata da Giuseppe Morra e Gabriele Frasca - dedicata all’opera di Errico Ruotolo, uno dei maggiori protagonisti del laboratorio artistico napoletano a partire dalla fine degli anni Cinquanta. Un appuntamento espositivo finalizzato a indagare lo sviluppo creativo dell’artista, la sua poetica, il suo impegno sociale, il rigore formale scandito da sperimentazioni e verifiche che hanno reso la sua arte non un esercizio autoreferenziale ma una pratica etica, e dunque una forma di politica, se per politica intendiamo lo slancio partecipativo con cui un artista coglie nella loro drammatica attualità le dinamiche sociali.
Un percorso di ricerca, quello di Errico Ruotolo, elaborato attraverso esperienze materiche di peculiare intensità espressiva: dagli esordi, centrati sullo studio della forma nei suoi rapporti con lo spazio, fino a un processo compositivo che diviene sempre più espressivo, gestuale, ricco di spessore. La parabola di Ruotolo, senza mai ripiegarsi in maniera, incontra, metabolizza e supera un’infinità di stimoli e procedimenti: dalle influenze oggettuali al concettuale (carte colorate, ritagli di giornali, plexiglass forati, vetri saccheggiati, legni intagliati, stagnole ripiegate), dall’uso della scrittura (cancellata o rimaneggiata) alla centralità dell’immagine alterata da un gesto pittorico dinamico, tendente all’astrazione lirica, fino alla polverizzazione delle forme, espressionisticamente lacerate, scalfite persino dall’immaginario mediale. La mostra è realizzata dalla Soprintendenza speciale per il patrimonio storico, artistico, etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Napoli e dalla Fondazione Morra, in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Napoli e la Fondazione Premio Napoli. Saranno esposte oltre 70 opere, con un rimando anche ai lavori di Ruotolo esposti nel museo di Castel Sant’Elmo ‘NOVECENTO A NAPOLI (1910-1980) PER UN MUSEO IN PROGRESS’; all’interno della mostra un particolare nucleo d’interesse per la definizione critica dell’artista è dedicato alle opere che la famiglia Ruotolo ha recentemente donato alla Fondazione Morra. L’esposizione si inquadra nel progetto della Soprintendenza di approfondire le tematiche artistiche delineate in 900 a Napoli, non a caso sottotitolato per un museo in progress e della Fondazione Morra di analizzare e valorizzare il lavoro di alcuni artisti che negli anni Sessanta hanno dato un forte contributo poetico-creativo alla realtà napoletana (basti pensare a LUCA/Luigi Castellano, Augusto Perez, Renato Barisani, Domenico Spinosa, Salvatore Cotugno...). Per la Fondazione Premio Napoli, invece, fra i cui compiti spicca quello di promuovere le eccellenze della cultura cittadina, si tratta dell’inizio di un percorso sull’arte dagli anni Sessanta a oggi, che condividerà con la Fondazione Morra e con l’Accademia di Belle Arti.
L’esposizione sarà completata da diverse iniziative: Nell’Auditorium, avrà luogo ‘Un uomo speciale’, una rassegna poetica interamente dedicata alle opere di Errico Ruotolo ispiratrici di poesie, a cura di Nietta Caridei, secondo il seguente calendario:
23 novembre, ore 19: reading di Tommaso Ottonieri; 13 dicembre, ore 18,30: reading di Carmine De Falco, Raffaele Di Stasio, Bruno Galluccio, Stefania Vacca, Daniele Ventre; 19 dicembre, ore 18,30: reading di Giovanni Campi, Bruno Di Pietro, Claudio Finelli, Carmen Gallo, Antonio Maggio; 21 dicembre, ore 18,30: Sul punto di partenza del ritorno, concerto di Enzo Nini e Gabriele Frasca con Patrizia Di Martino, azioni visive a cura di Maurizio Magnetta.
Nel marzo 2013 l’Accademia di Belle Arti, a seguito del restauro di tre opere su tela del Maestro effettuato dagli studenti del laboratorio per il restauro di opere contemporanee di Paola Del Vescovo, ospiterà il Convegno di Studi dedicato a Errico Ruotolo, a cura di Giovanna Cassese.
Il Catalogo, curato da Giuseppe Morra e Gabriele Frasca per le edizioni Morra, raccoglie testi di Mario Franco, Mario Persico, Nicola Spinosa, Angela Tecce, Gabriele Frasca, Giovanna Cassese, cyop&kaf. Progetto grafico e design di Vincenzo Bergamene. Gli apparati, il testo ivi redatto e l’antologia critica sono a cura di Loredana Troise.
orario: Venerdì e Sabato dalle ore 14,00 alle ore 19,00 Domenica dalle ore 9,00 alle ore 19,00 (possono variare, verificare sempre via telefono 0812294401)
“Ho chiesto a me stesso: perché solo i ricchi possono accedere alla moda esclusiva? Perché non possono farlo anche l'uomo o la donna della strada? Io potevo cambiare questa regola. E l’ho fatto” [Pierre Cardin]
Il Comune di Portici ha avviato la promozione di Villa Mascolo. Il programma per presentare Villa Mascolo è organizzato in maniera congiunta ed integrata con la società GEPAGROUP Scarl che sarà il concessionario che collaborerà con l’Amministrazione Comunale all’ambizioso programma di gestione del Complesso Monumentale e di una serie di attività finalizzate alla valorizzazione del patrimonio culturale del nostro territorio. Il progetto di valorizzazione delle potenzialità culturali, presentato in più occasioni dopo la selezione pubblica per l’affidamento in concessione del Complesso Monumentale, prevede anche un articolato programma di comunicazione e promozione con la scelta di un Logo per Villa Mascolo. Il programma di comunicazione è stato elaborato dalla GEPAGROUP Scarl con una logica di integrazione tra azioni di promozione ed elaborazioni grafiche. In questa logica la scelta di un Logo da parte della cittadinanza di Portici permette una diretta partecipazione di tutti a queste prime fasi di presentazione di Villa Mascolo come luogo pubblico dove sarà possibile l’integrazione tra ricerca scientifica, formazione, cultura, intrattenimento e gioco. Tutte attività che verranno svolte nel Complesso Monumentale e permetteranno uno sviluppo culturale ed economico basato sulla fruizione del nostro patrimonio di arte e storia. L’iniziativa di scelta del Logo di Villa Mascolo, attraverso una presentazione pubblica, permetterà di valutare l’interesse della città a questo nuovo progetto di valorizzazione e utilizzazione di beni destinati a rappresentare l’identità culturale del nostro territorio legando insieme il passato e le future generazioni. Per la scelta del Logo di Villa Mascolo sono state elaborate tre diverse soluzioni presentate nella versione tecnica del bianco e nero per non influenzare la preferenza da scelte cromatiche individuali. La partecipazione al sondaggio è libera ed è possibile votare una sola volta per postazione Internet cliccando sull'opzione scelta.
L'opera è firmata sul lato sinistro: "Nespolo". Al verso riporta titolo, tecnica, misura e timbro dell'artista. E' accompagnata da certificazione di autenticità su foto con firma del maestro e con numero di archivio Art'è.
Per Ugo Nespolo, multiforme e attivissimo artista torinese continua è l'attenzione che suscita in Italia fra gli appassionati del contemporaneo. Esploratore dell'arte in tutte le sue possibili applicazioni, dalle più colte (il periodo concettuale) alle più popolari (la televisione), dalla grafica pubblicitaria al cinema sperimentale, dalla scenografia teatrale alla produzione industriale, Nespolo si è sempre sforzato di considerare il campo estetico in un rapporto di stretta e imprescindibile integrazione con la vita moderna. In questo senso è stato considerato un erede della mentalità che nel corso del Novecento ha generato fenomeni come il Bauhaus, anche se lo spirito creativo di Nespolo è certamente ben lontano dalla progettualità razionalista di Gropius e allievi; risulta invece giusto l'accostamento di Nespolo e Fortunato Depero, anch'egli convinto assertore dell'arte come "applicazione", soprattutto per le evidenti reminiscenze neo-futuriste che la figurazione di Nespolo ha esibito generosamente. (Vittorio Sgarbi)
Sabato 6 ottobre 2012 alle ore 18, in occasione della 8° Giornata del Contemporaneo, promossa da AMACI (Associazione dei musei d’arte contemporanea), lo studioRotella di Napoli a via Carbonara 58 presenta “The World of signs”, un filmato del percorso costruttivo di elaborazioni multimediali realizzate nel 2004 per l’artista Gianni De Tora partendo da una sua significativa creazione del 1983 dal titolo “Specchio delle mie brame….”.
Commentando tale opera il critico Enzo Battarra scrisse:
“…… L’antico rigore geometrico viene infranto, grazie a una continua e piacevole rielaborazione di linguaggi pittorici e visivi in genere. L’oltraggio alla geometria viene consumato anche da frammenti letterari riportati sulle tele come epitaffi. Spesso il protagonista è Leonardo, con i suoi scritti intorno alla pittura capaci di fermare il tempo e di dar vita all’inanimato.
Le tele di Gianni De Tora diventano allora luogo della contaminazionecromatica e materica, luogo dell’incendio delle strutture formali e geometriche. Da una tensione verso le forme primarie c’è un continuo slittamento verso i materiali dell’apocalisse. Stratificazioni continue aprono il varco a spessori mentali impregnati di una lucida cultura della forma. Ed il discorso sulla pittura – “De Pictura” - è una costante che si svela di continuo: ogni traccia viene utilizzata da De Tora proprio per arricchire questa indagine estetica, ogni segno è la lettera di un alfabeto esclusivamente visivo. Il colore diviene materia insieme con la tela, con la carta, con il tessuto, con gli specchi, con i frammenti di materiali sintetici e con altro ancora.
Il sogno dell’uomo, imprigionato sulle galassie del futuro, ricade sul ghiaccio di un carcere della memoria. Eppure il gesto, il primo gesto fu inventato da un pittore dell’assoluto. Ciò che va perduto è la filastrocca del tempo che scorre dai rubinetti sterili dell’incanto lunare.”
L’artista, scomparso nel 2007, viene in questa occasione ricordato soprattutto per il bisogno che ha sempre avuto di sperimentare nuove possibilità di linguaggio artistico, messaggio raccolto all’epoca dallo studioRotella che, utilizzando le immagini prodotte nel 2004, ha voluto elaborarle in questo video a cura di Luciano Basagni (fotografo), Tina Esposito (graphic designer), Franco Rotella (art director) con le collaborazioni di:
public relation Carmen Dinota
web designer Salvatore Dinota
modellazione/animazione 3D Antonio D’Orsi
designer Daniele Iannicelli
fotografo Giuseppe Piergianni
musica Marco Zurzolo
Gianni De Tora nasce nel 1941. Da sempre è interessato a superare la pittura accademica per un rinnovamento del linguaggio artistico , passando da una produzione di aspra matericità di evidente matrice espressionista all’indagine delle strutture primarie; analizza le sequenze e l’economia delle forme visive primarie deputando la figura geometrica a campo totale diricerca (è tra i fondatori infatti negli anni ’75 ’80 del gruppo Geometria e Ricerca con Barisani, Di Ruggiero, Tatafiore, Riccini, Testa e Trapani) .Sente poi la necessità di riconsiderare le varie esperienze tecniche e linguistiche per cuil’interesse per le tendenze riduttive vengono a confrontarsi con momenti di ricerca più dialettica in cui convivono l’elementare ed il complesso. Le sue opere sono presenti in prestigiosi Musei (tra cui al Museo del Novecento di Napoli a Castel S.Elmo e presso la Seconda Università degli Studi di Napoli a S.Maria Capua Vetere) e in gallerie pubbliche e private. Della sua opera di sono interessati i maggiori critici italiani e stranieri.
{autore=emblema salvatore} Inaugura da Nea giovedì 4 ottobre 2012, alle ore 18.30, Trasparenza e colore, personale di Salvatore Emblema, a cura di Pasquale Lettieri. In mostra, fino al 20 novembre, dieci opere del “Maestro delle tele sfilate”, tra i primi ad aver affrontato il problema dello Spazialismo.
L'esposizione si snoda come un tributo all'artista originario di Terzigno, piccolo comune alle falde del Vesuvio, scomparso nel 2006 a 77 anni. Emblema comincia il proprio percorso eseguendo una serie di collage, usando foglie disseccate e costruendo ritratti attraverso le modulazioni cromatiche. Seguono le ricerche materiche con l’impiego di pietre e minerali raccolti alle falde del Vesuvio, dei quali si serve per concretizzare delle figurazioni. Il suo senso del rischio e della libertà lo portano prima a Roma dove comincia ad intensificare la sperimentazione dell’uso delle tele di sacco per le sue opere. Contemporaneamente il mondo del cinema e della moda si interessano alla sua attività: collabora con Fellini e disegna modelli e stoffe per lo stilista Schubert. Ancora molto giovane si trasferisce negli Stati Uniti, dove frequenta con assiduità gli studi di Pollock e Rothko: dal primo apprende la libertà del gesto creativo, dal secondo invece lo sguardo su colori e trasparenze. Istituisce un fertile rapporto con il critico Giulio Carlo Argan che diventerà un suo grande ammiratore ed esegeta. Grazie a questa preziosa amicizia, Emblema conosce la sperimentazione materica di Lucio Fontana, e capisce che per raggiungere l’essenzialità delle cose è necessario togliere e non aggiungere. Elimina, così, il colore privilegiando la sola tela e, successivamente, la scompone, sottraendo alcuni fili e permettendo di intravedere dietro di essa quello spazio non più “morto” ma partecipe al quadro. E’ questo il processo che porta alla creazione di tele dalla forte emozionalità astratta, un’arte che è segno, gesto e non parola. Con umiltà e caparbietà continua la sua ricerca che, finalmente, riceve una consacrazione definitiva e ufficiale: gli si aprono, infatti, le porte della Biennale di Venezia, del Metropolitan Museum di New York, degli Uffizi di Firenze, del Palazzo Reale di Napoli, mentre sue opere vengono acquistate dalle più importanti raccolte d’arte contemporanea sia pubbliche che private. Se Fontana aggredì la tela con secchi tagli distruttivi (lo stesso si potrebbe dire delle bruciature e gli interventi di Burri), Emblema compì una lenta sfilatura della trama, agendo per sottrazione e alleggerimento, inseguendo la trasparenza attraverso la sovrapposizione di più tele. Il risultato fu la creazione di uno scambio definitivo tra il supporto e l’opera stessa, che finirono per identificarsi, mentre il colore servì soprattutto per sottolineare la trama della tela di sacco. In Embema è assente qualunque ambizione di demistificare la pittura, o di sciogliere la sua ambiguità di fondo. Praticando un lavoro manifestamente manuale e non-creativo, risalendo e diradando la materia, si ritrova la luce, lo spazio, il tempo, la forza significante e non traslata del simbolo. All’interno di questi spazi assoluti in attesa di definizione, privi di ogni possibile contraddizione interna, galleggiano forme biomorfe, ora strutture contraddistinte da una calibrata alternanza di vuoti e pieni, nelle quali il segno cerca l’identificazione nel gesto e nell’espressività diretta del colore. Natura su natura per ricavare una natura “altra”, lirica, che percepiamo davanti ai nostri occhi, ma che esiste solo dentro di noi.
Di Admin (del 28/09/2012 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 2256 volte)
{autore=schetter francesco} Francesco Schetter (Napoli, 1955)
pastello 50x70 cm
Francesco Schetter è nato a Napoli nel 1955; la pittura diventa la sua attività sin da giovanissimo e lo porta a frequentare l’Istituto d’Arte Filippo Palizzi e ad entrare in contatto con gli ambienti artistici partenopei del periodo, traendo forza e vivacità ma tenendosi sempre nella dirittura di una propria impronta rappresentativa. La sua prima mostra collettiva risale al 1969 a Napoli – Targa d’oro Mergellina – mentre, la sua prima personale nel 1972 è al Salone Ford di Portici. Nel 1986 si trasferisce a Trinitapoli in Puglia. L’anno dopo, a Barletta, riceve il primo premio “Giuseppe De Nittis” per le opere di piccolo formato.
pastello 50x70 cm
Dopo gli anni iniziali improntati da una matrice espressionista – astratta, oggi la sua ricerca lo ha portato a considerare e studiare i grandi maestri del passato e ha spinto la sua arte verso la figurazione e verso una soggettistica più tradizionale. Continua a frequentare i maggiori agenti e le migliori gallerie d’arte della sua città natale che hanno contribuito ad esportare le sue opere in collezioni private estere negli Stati Uniti d’America, in Francia, in Spagna e nel nuovo mercato russo.
pastello 50x70 cm
“Il poderoso incombere, nella più recente produzione dello Schetter, di figure umane, atteggiate in posa di naturalezza estrema, parrebbe lasciarci indifferenti se non cogliessimo, dopo il primo distratto sguardo, un sentimento di profonda e sofferta drammaticità. Quel tanto che basta per fuorviare ogni sospetto di un virtuosismo artistico fine a se stesso. Alla base del suo operare, comunque, un limpido segno grafico e pezzature di poche tonalità dominanti di rossi affogati, turchini profondi, bianchi luminosi, verdi intensi e perfino favolosi viola. Il tutto per forme esaltate da una sinuosa e irrequieta vitalità!...
pastello 50x70 cm
[…] Quella per la rosa è una sua passione viscerale, un interesse senza limiti per un fiore notoriamente stupendo. Questo, a prima vista, parrebbe giustificare l’exploit artistico davvero sorprendente dell’Artista […].
pastello 50x70 cm
Un roseto che incanta con le sue mille tessere coloristicamente interessanti. Ecco, forse è questo che alla fine giustifica la ricerca e l’amore di un artista come Franco Schetter per la rosa. Mille sono infatti le sue varietà botaniche e mille le maniere a disposizione dell’Artista per rimirarla e fermarla con pennellate rapide e mai ripetitive: mille ancora i profumi che paiono inebriarci e sempre mille, per illusione, gli scenari che paiono celarsi ed aprirsi a un tempo dietro al roseto…” (Matteo de Musso)
Di Admin (del 26/09/2012 @ 00:00:01, in Arte News, linkato 3392 volte)
{autore=scoppa tobia} Tobia Scoppa (Napoli, 1945)
olio su tavola 20x40 cm
Le opere più significative di Tobia Scoppa sono quelle che rendono con immediatezza il vedutismo naturalistico, siglandolo a larghe e guizzanti pennellate e facendo vibrare i colori con aperta luminosità. Si nota una lunga dimestichezza con il linguaggio cromatico che, nei temi trattati, diventa raccordo stimolante fino a sollecitare l'attenzione. I paesaggi di questo artista hanno un'intonazione esistenziale che indica l'amore per la natura ed un innato romanticismo ecologico.
olio su tela 50x70 cm
Scoppa è sollecito a recepire gli effetti più appassionati del brano naturale e, quando ne osserviamo la resa, ci rendiamo conto di come costantemente egli aggiorni la ricerca ed i mezzi espressivi. Il suo è un lavoro assiduo, impegnato, che è partito da una forte tensione per diventare negli anni mestiere e ispirazione. Perciò le sue opere non lasciano indifferenti, specie quelle in cui la luce si amplifica in liquidi riflessi e dove si consolidano spazi umani, familiari alla memoria o alla cronaca.
olio su tavola 30x40 cm
Sono felicemente interpretati i suoi moli, i mercatini gli scorci di costiera, i tagli di rocce nel panorama, sicché tutto l'insieme si amalgama in un cromatismo che individua i volumi e nel contempo quel vero che innamora. D'altra parte questo genere pittorico che vanta nobili e fertili tradizioni, quando trova interpreti coerenti, consente fruitori di meditare sulla viva scena del quotidiano alle ore che fuggono, e sulla vasta gamma di sensazioni e sentimenti che germinano dal reale.
olio su tavola 40x30 cm
Scoppa respira con felice intuito en plein air rendendo, tra impressione ed espressione, barche ed onde, campagne e case, preferendo il sole sugli spazi smaglianti, sugli oggetti bene individuati. Anche i suoi interni sono accattivanti, semplici, umani, schietti nei loro umori che acquistano significato proprio nel farsi di questa pittura in progresso verso mete sempre più armoniche di tecniche e contenuti estetici. (Angelo Calabrese, 1984)
Arnaldo De Lisio, nato a Castelbottaccio in provincia di Campobasso nel 1869, dove trascorre l’infanzia e l’adolescenza, si trasferisce a Napoli nel 1883. Mostrando una forte inclinazione per il disegno si forma alla scuola pittorica della tradizione napoletana, con gli illustri maestri quali Domenico Morelli, Ignazio Perricci e soprattutto Gioacchino Toma, dai quali apprende le tecniche più avanzate e il segreto dei migliori cromatismi. Determinante per la sua formazione artistica è anche la conoscenza del pittoreEduardo Dalbono. Nel 1899 si reca a Parigi, dove rimane quattro anni; in questa città è con gli amici Pietro Scoppetta, Raffaele Ragione e Antonio Mancini. L'esperienza parigina da nuova linfa alla sua produzione e gli permette di sganciarsi dalle influenze eclettico-morelliane presenti nelle opere giovanili: qui viene a conoscere ed apprezzare gli impressionisti francesi ma, anche intuendo la funzione rivoluzionaria di questa pittura, non ne subisce completamente l'influenza e sa piuttosto mediare la nuova corrente alla vecchia tradizione ottocentesca napoletana. Tornato a Napoli, De Lisio si sposa con Alfonsina Di Mauro dalla quale ha numerosi figli. L'artista ormai affermato, nel 1923 si trasferisce a Roma, ove rimane sino al 1925, qui esegue tra gli altri, i ritratti di Francesca Bertini e di Matilde Serao, e viene consacrato pittore di successo dalla committenza romana che fa a gara per farsi ritrarre. Artista versatile spazia dalla tecnica del pastello all'affresco, all'acquerello e all’olio, eseguendo anche piccole tele con scene di genere, ritratti, nature morte, paesaggi, scene di caffè, vedute di Napoli e Parigi con una spiccata nota di stile personale. Esegue anche parecchie decorazioni in edifici pubblici e privati e fa l’illustratore di riviste e spartiti musicali. Dal 1888 al 1911, espone alle mostre della promotrice Salvator Rosa di Napoli e partecipa ad eventi e a esposizioni nazionali. Arnaldo De Lisio, pur viaggiando spesso e ritornando più volte a Castelbottaccio, vive per lo più a Napoli, lavora guardando il mare di Mergellina che dipinge mirabilmente in alcuni tra i suoi quadri più significativi. Molte in collezioni private, le sue opere sono esposte nella Galleria d’Arte Moderna a Roma, nella Pinacoteca di Palazzo Reale a Napoli, al Museo di Bombay. Muore di notte, nel 1949, tra i suoi pennelli e i suoi colori, quasi ottantenne, lasciando molte opere incompiute ed un ultimo quadro in cui ritrae l’adorata nipotina.
Il senso antico e contemporaneo della Piedigrotta è nella ritualità, nella Serenata alla Vergine, nelle installazioni di luce e nei canti. Nel rappresentare l'identità di una città fiera di sé ma che non vuole piegarsi nella sua memoria. In questa edizione, come amministrazione, abbiamo affiancato e sostenuto i desideri della comunità che da sempre mantiene viva la Piedigrotta. Religiosi, laici, turisti, cittadini. Appassionati d'arte e studiosi di Antropologia condividono in questo speciale anniversario un'attitudine a celebrare il culto sacro e i secolari culti profani. Il territorio che accoglierà l'edizione di quest'anno include il santuario di Santa Maria di Piedigrotta e il lungomare di via Caracciolo, la spiaggia di Mergellina e l'omonima stazione ferroviaria, la Villa comunale con la Cassa armonica e la Casina pompeiana e il Teatro di San Carlo. Vogliamo dare spazio alla creatività del quartiere e all'inventiva coraggiosa delle mamme, che con le classiche macchine da cucire realizzeranno i vestitini che i bambini indosseranno durante la festosa sfilata. Allestimenti urbani luminosi, mostre fotografiche antologiche, processioni di pescatori, laboratori musicali riservati ai più piccoli, performance sonore itineranti, liturgie e esplosioni pirotecniche di colori diventano stile e contenuto, sostanza e forma, di un evento che è dedicato parallelamente al quartiere e ai turisti, abbinando il presente al passato. Allora mi auguro che tutti vogliano e possano partecipare a questa iniziativa popolare che unisce turismo, cultura, storia e religione, nello spirito di una tradizione che sa convivere con gli esperimenti delle nuove generazioni.
Oggi 7 settembre inizia la "Festa di Piedigrotta". Negli anni '50 era una festa bellissima, molto partecipata perchè nella Via Toledo si riversava tutta la popolazione della città di Napoli e c'era anche la sfilata dei carri allegorici, mentre nella Villa Comunale aveva luogo la rappresentazione teatrale con le più belle commedie di Eduardo. Da un pò di anni questa festa è stata dimenticata, cancellata nella memoria storica e collettiva della città con vari tentativi di farla rinascere. Questa ultima edizione è affidata a Roberto De Simone.
"...si vuò capì Napl tecchet ‘e chiav rind ‘e mman e si tras è nfern e paravis, sacr e profan lott tra Abel e Cain chi va facenn ‘e vot ‘e sant e chi ancor addummann a Sibill sort e destin cultur greca o latin… " Tratto dalla Tradizione esoterica napoletana.