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Di seguito gli interventi pubblicati in questa sezione, in ordine cronologico.
 
 
Di Admin (del 01/12/2014 @ 00:00:01, in Stampe e Libri antichi, linkato 3229 volte)
{autore=Richard J. Claude}
Fino al 6 di gennaio attuiamo la promozione che chi acquista da noi un'incisione d'epoca, ne avrà in regalo un'altra.


stampe-antiche-natalizie


Le stampe antiche sono un oggetto prezioso di arredamento ed un regalo ricercato e fine, tra l’altro che abbraccia ogni fascia di prezzo. Molti nostri clienti collezionano incisioni d’epoca e vanno alla ricerca di stampe sempre più rare e difficili da trovare sul mercato. Molto del nostro tempo libero lo dedichiamo proprio alla ricerca di libri e stampe antiche soprattutto napoletane. E proprio la nostra passione per la stampa antica cerchiamo di trasmetterla il più possibile.

 
Di Admin (del 30/01/2013 @ 00:00:01, in Stampe e Libri antichi, linkato 3393 volte)
{autore=turpin de crisse}
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1. INTRODUZIONE.   Lancelot Theodore Turpin de Crissé (Parigi, 1782-1859), scrittore, litografo e pittore  compì tre viaggi di studio in Italia nel 1808, 1818 e nel 1824. Le opere frutto dei primi due viaggi furono esposte al "Salon" di Parigi nel 1809 e nel 1819; mentre, quello del 1824, una volta completate le sue impressioni di viaggio e arricchiti i suoi album di disegni, lo portò alla pubblicazione dei "Souvenir…", in cui descrive e illustra la città di Napoli, i suoi dintorni e le sue isole, dando la preferenza a luoghi, monumenti e paesaggi poco noti o dimenticati.

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2. PROSPETTO DELL'OPERA (IN ITALIANO).   [Testo originale I parte]  Scrivere di nuovo sull’Italia, e offrire al pubblico una gamma completa di paesaggi e monumenti; descrivere i luoghi di molti viaggi, luoghi tante volte esplorati; confutare gli errori di alcuni geologi, combattere gli antiquari, criticare gli architetti, probabilmente sembra una grande audacia quella di un autore che non poteva giustificare il loro business essendo venuto in contatto col sapere più raro e il gusto più fine.

   È un progetto meno ambizioso e più facile; un compito che l'autore crede di poter svolgere senza troppa presunzione. Limitando le sue analisi al Golfo di Napoli, dopo aver fedelmente riportato alcuni dei luoghi più suggestivi di questo ricco paese, cerca di rendere le proprie impressioni, descrivendo quello che ha visto, semplicemente, e nel linguaggio figurativo del Paesaggio.

   Il desiderio di incoraggiare l’incisione in Francia, formando giovani artisti, e di combattere il predominio, fino ad oggi, degli inglesi nell’incisione del paesaggio, è stato l'obiettivo di questa azienda. Se alcune tavole di questa collezione non raggiungono l'armonia, la dolcezza di lavori analoghi eseguiti in Inghilterra, si riconoscerà almeno una definizione del disegno, una fermezza di tocco, una realtà di fatto, e si può attribuire a quella ingenuità che non troviamo nelle composizioni romantiche e nei piacevoli accorgimenti dei paesaggi inglesi.

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[Testo originale II parte]  Il libro, inciso all’acquaforte e bulino, verrà stampato nel formato in-folio piccolo, e sarà composto da trentasei lastre di ventuno per venticinque cm, precedute da un frontespizio e due cartine, più dieci vignette poste alla fine di ogni capitolo. Le vedute saranno accompagnate da un testo descrittivo diviso in dieci fascicoli con cadenza mensile dal 1 ° novembre 1828. Per garantire questa regolarità, troppo spesso promessa agli abbonati, e raramente mantenuta, è stata stabilita la realizzazione di tutte le incisioni, così come la stampa di tutta la pubblicazione, prima della diffusione e della consegna; la Raccolta sarà completa quando sarà disponibile il primo numero, e ogni Sottoscrittore può scegliere di acquisire l'intera opera o ritirare mensilmente il proprio fascicolo.

   La maggior parte delle tavole è già completata, e le prime prove si possono vedere oggi stesso da Mr. Chaillou-Potrelle, Stampatore; l'indice finale degli argomenti e il numero di tavole con la loro ripartizione per la consegna, il nome degli incisori alle dipendenze del Conte Turpin de Crisse, si è fatto tutto per soddisfare e tutelare i Sottoscrittori e tenere il progetto lontano da tutto ciò che potrebbe apparire come ciarlataneria, o semplicemente interesse personale.

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3. PROSPETTO (IN LINGUA ORIGINALE).   Essayer d'écrire de nouveau sur l'Italie, et d'offrir au public une suite complète de ses paysages ou de ses monuments; décrire des lieux tant de fois parcourus, tant de fois explorés; réfuter les erreurs de certains géologistes, combattre des antiquaires, criti-quer des architectes, paraìtrait sans doute une grande témérité de la part d'un auteur qui ne pourrait justifier son entreprise par la réunion du savoir le plus rare et du goût le plus judicieu. Il est un cadre moins ambitieux et plus facile à remplir; il est une tache dont l'auteur de ces essais a cru pouvoir s'acquitter sans trop de présomption. En bornant ses courses autour du Golfe de Naples, après avoir fidèlement copié quelques uns des sites les plus pittoresques de ce riche pays, il a essayé de rendre ses impres-sions; il a raconté ce qu'il a vu, simplement, et dans la langue du Paysagiste. Le désir d'encourager en France la gravure au burin, en y for-mant de jeunes artistes, et celui de lutter avec les Anglais, si supérieurs à nous, jusqu'à présent, dans la gravure du paysage, ont été le but de cette entreprise, qui n'a rien de commercial ou d'industriel. Si quelques unes des planches, dont se compose ce recueil, n'atteignent pas à l'harmonie, à la suavité des ouvrages du même genre exécutés en Angleterre, on y reconnaìtra du moins une correction de dessinai, une fermeté de touche, une vérité d'effet, et pour ainsi dire une ingénuité locale, qui ne sauraient se trouver dans les compositions romantiques, et les agréables supercheries des paysagistes anglais.

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L'ouvrage que l'on annonce, gravé à l'eau forte et au burin, sera imprimé sur quart de colombier, format petit in-folio, et se com-posera de trente-six planches de cinq et de sept pouces, précedées d'un frontispice et de deux cartes, plus dix vignettes ou culs-de--lampes placés à la fin de chaque promenade. Cette suite de vues sera accompagnée d'un texte divisé en dix livraisons, qui paraìtront régulièrement de mois en mois, à dater du 1 novembre 1828. Pour assurer cette régularité, trop souvent promise aux Souscrip-teurs, et bien rarement obtenue, on s'est déterminé à faire achever la gravure entière des planches ainsi que l'impression et le tirage, avant la publication de la primere livraison; la Collection sera done co-mplète lorsque le premier cahier paraìtra, et chaque Souscripteur pourra à son choix la prendre entière, ou la retirer par livraison de mois en mois. Déja la plus grande partie des planches est achevée, et les pre-mières épreuves peuvent se voir dès aujourd'hui chez M. Chaillou--Potrelle, M d'Estampes; enfin, la notice ci-jointe indiquant les sujets et les numéros des planches, avec leur répartition par liv-raisons, et le nom des graveurs employés par 1e Conte Turpin, on croit avoir pris tous les moyens de satisfaire les Sonscripteurs, et s'ètre completèment éloigné de tout ce qui peut ressembler à du charlatanisme, ou simplement à du calcul personnel.

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4. SCHEDA BIOGRAFICA.   Lancelot-Théodore Turpin de Crissé nasce a Parigi il 6 luglio 1782 da una distinta famiglia di militari ed eredita dal padre l'amore per la pittura e per il collezionismo. Nel 1806 partecipa per la prima volta al  Salon di Parigi esponendo un Addio di René, soggetto romantico tratto dal romanzo di Chateaubriand, ed una Veduta del Tempio di Minerva ad Atene, andata poi dispersa. Ben accolto alla corte di Napoleone diviene nel 1809 ciambellano dell'imperatrice Giuseppina al cui seguito, nel 1810,  si recherà in Svizzera ed in Savoia. Da questi viaggi ritorna con un album di 33 disegni a seppia che rivelano una deliziosa sensibilità verso la natura. I suoi paesaggi furono da subito molto apprezzati e spesso acquistati dalla stessa Imperatrice. Nel 1816 è eletto socio dell'Académie des Beaux-Arts e successivamente membro della commissione per le belle arti e del Conseil des Musées. Nei successivi viaggi in Svizzera, nel 1816, e poi due volte in Italia, nel 1818 e nel 1824, si dedica completamente allo studio del paesaggio e dell'antichità, rivelando anche un particolare interesse verso il valore estetico degli oggetti antichi. Nel 1818 conosce Ingres a Roma, che gli fa un ritratto a matita e con lui, nel 1825, progetta la preparazione dell'album per l'incoronazione di Carlo X, mai realizzato a causa della rivoluzione del 1830. Da questa data riprende a dipingere ed espone regolarmente fino al 1835 paesaggi e vedute architettoniche al Salon di Parigi. Le sue opere rivelano una grande padronanza nel disegno, che si raffinò sempre più durante i suoi viaggi in Italia, Svizzera ed Inghilterra. I suoi disegni sono classici e  mostrano l'influenza del romanticismo nell'uso della luce, mentre le litografie sono più libere nello stile e ricche di dettagli pittoreschi. Nel 1828 pubblicò i Souvenirs du Golfe de Naples, raccolta di 47 disegni eseguiti durante i viaggi in Italia nel 1808, 1818 e 1824 e incisi da diversi litografi. Dopo il 1835 si dedicò completamente alla sua ricca collezione, che lasciò, alla sua morte avvenuta a Parigi nel 1859, alla città di Angers. (P.R.)

 

Chateaubriand scrisse un epigrafe per il libro:

"Un momento è sufficiente al pittore di paesaggi per abbozzare un albero,
immortalare una veduta, disegnare un rudere, ma gli anni interi
sono troppo brevi per studiare i costumi degli uomini e approfondire le scienze e le arti "

(Chateaubriand)

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{autore=CARDON Antoine Alexandre Joseph}
Le quattro vedute di Napoli realizzate dall’incisore belga Antoine Alexandre Joseph Cardon (1739 - 1822), tratte da dipinti di Gabriele Ricciarelli, danno una visuale completa della città e sono: "Veduta di Chiaia dalla parte di Levante", "Veduta di Napoli dalla parte di Ponente", "Veduta di Ponte Nuovo" e "Veduta di Chiaia dalla parte di Ponente", ciascuna incisa su due lastre di rame. Manca l'altra "Veduta di Chiaia dalla parte di Ponente", che, a differenza della prima datata 1765, è una modifica della precedente incisa in seguito alla realizzazione degli interventi di Carlo Vanvitelli e dunque dopo il 1781. Nella serie di vedute protagonista è Napoli rappresentata non in un unico disegno ma secondo molteplici punti di vista e prospettive. Evidente è anche il ruolo e l’importanza assunti dalla Riviera di Chiaia, che rappresenta il nuovo quartiere residenziale di lusso della città. Le tavole sono tutte dedicate a importanti personalità straniere, tra cui diplomatici e viaggiatori che costituiscono molto spesso i committenti e gli acquirenti delle rappresentazioni della città da parte di pittori, disegnatori o incisori.

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ANTONIO CARDON (Dal dipinto di GABRIELE RICCIARDELLI)
"VEDUTA DI CHIAIA DALLA PARTE DI LEVANTE"
INCISIONE SU RAME 43 x 89 cm su foglio 50 x 109 cm del 1765

Le cinque vedute dell'artista francese Antonio Cardon, di cui quattro (quelle che presentiamo qui) dichiaratamente tratte da dipinti di Gabriele Ricciardelli, tutte realizzate in due rami, rispondono alla logica tipica della rappresentazione topografica. Ma si è passati, come si vede, ad un numero di quadri già lontano da quella che è sempre stata l'ambizione prima della narrazione cartografica: un unico disegno, pienamente, intensamente e simbolicamente rappresentativo; la realtà viene quindi riconosciuta come molteplice, stemperata cioè in una serie di quadri e tagli particolari, con essi si viene frammentando la loro rappresentazione ed interpretazione. La città, come soggetto unitario sembra uscire insomma (o meglio sfuggire) dalla prospettiva del vedutismo topografico. Ma anche nel proliferare di più immagini rappresentative, rispuntano le due vedute tradizionali, che per l'occasione si trasformano più veridicamente in vedute dalla terraferma.

Cosi la prima, dedicata W, Hamilton e provvista di 30 riferimenti, ritrae la spiaggia di Chiaia dalla strada che raggiungeva, all'estremità del litorale, il casino Di Gennaro (poi Cantalupo) che un tempo sorgeva sull'acqua, dove le carrozze giravano su se stesse e dove la presenza della spianata dava occasione ad una sosta d'obbligo ed a qualche improvvisazione popolare.


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ANTONIO CARDON (Dal dipinto di GABRIELE RICCIARDELLI)
"VEDUTA DI CHIAIA DALLA PARTE DI LEVANTE"
INCISIONE SU RAME 43 x 89 cm su foglio 55 x 114,5 cm del 1765 (collezione privata)

Dedicata a Milord Mountstuart e corredata di 36 richiami, la seconda veduta, che guarda alla città dalla spiaggia del borgo Loreto, ne restituisce una inquadratura per cosi dire simmetrica della prima, nella quale si replica e privilegia il rapporto col mare, che è il tema comune e dominante di tutt'e cinque le eleganti vedute. Lo scorcio delle case del borgo e del bastione del Carmine è, tra l'altro, dei meno frequentemente rappresentati.


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ANTONIO CARDON (Dal dipinto di GABRIELE RICCIARDELLI)
"VEDUTA DI NAPOLI DALLA PARTE DI PONENTE"
INCISIONE SU RAME 46 x 104,5 cm su foglio 55,5 x 110 cm del 1765 (collezione privata)

Seguono la veduta di Ponte Nuovo e le due di Chiaia. La prima ritrae la piccola darsena del Mandracchio, cui si accedeva ormai sottopassando le arcate di un ponte che lo delimitava verso l'esterno e che era parte della sistemazione del litorale realizzata da Carlo III intorno al 1740, insieme con l'edificio dell'Immacolatella, anch' esso ben visibile di prospetto. La veduta è dedicata al conte di Coblenza, ministro plenipotenziario della imperatrice, per i Paesi Bassi, ed ha 24 riferimenti topografici.


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ANTONIO CARDON (Dal dipinto di GABRIELE RICCIARDELLI)
"VEDUTA DI PONTE NUOVO"
INCISIONE SU RAME 43 x 90 cm su foglio 55 x 114,5 cm del 1765

Le due vedute di Chiaia (qui presentiamo in immagine solo la prima), dedicate al generale inglese Luigi di Walmoden, con 30 riferimenti topografici, si riferiscono a due diverse zone del litorale, anche se lo sfondo è lo stesso. Confrontando infatti gli scorci della cortina edilizia a destra, si osserva che — mentre nella prima incisione, con la grande fontana in primo piano — il quadro della veduta è relativo ad un punto di vista collocato all'incirca a metà dell'intero litorale, non molto lontano dall'antico palazzo del marchese Della Valle Mendoza (provvisto di una forte torre sporgente dalla facciata e chiaramente visibile sul fondo a destra), nella seconda l'autore si colloca più lontano di diverse centinaia di metri, per riuscire a vedere l'intera Villa reale. Ora, si deve osservare ancora che lo sfondo costituito dalla collina di Posillipo è esattamente lo stesso nelle due vedute, sicché la lastra originaria della prima incisione dové essere abrasa quindici anni più tardi nelle parti in primo piano e nella prospettiva laterale fortemente scorciata di cui si è detto, per aggiornerla ed incidervi una dettagliata raffigurazione della Villa. (fonte: "La città di Napoli tra vedutismo e cartografia")




ANTONIO CARDON (Dal dipinto di GABRIELE RICCIARDELLI)
"VEDUTA DI CHIAIA DALLA PARTE DI PONENTE"
INCISIONE SU RAME 52 x 104 cm su foglio 55 x 120 cm del 1765 (collezione privata)

Tutte e quattro le incisioni sono pubblicate in b/n nel libro-catalogo "La città di Napoli tra vedutismo e cartografia" da pag 256 a pag 260 (mostra al Museo di Villa Pignatelli 16 gennaio - 13 marzo 1988) a cura di Giulio Pane e Vladimiro Valerio, edito da Grimaldi, Napoli.

CENNI BIOGRAFICI:
Antoine Alexandre Joseph Cardon (Bruxelles, 1739 – 1822), incisore di fama internazionale, lavora a Vienna, Roma e Napoli. Qui collabora alla pubblicazione delle “Antichità etrusche, greche e romane” di William Hamilton, incide le tavole sui disegni di Giuseppe Bracci per la "Raccolta delle più interessanti vedute della città di Napoli e luoghi circonvicini" e partecipa alla realizzazione degli "Avanzi delle Antichità di Pozzuoli, Cuma e Baia" di Antonio Paoli; sue sono anche le due belle mappe topografiche incise nel 1772: "Icon crateris neapolitani", dai Campi Flegrei alla Penisola Sorrentina, e "Icon sinus Baiarum", da Posillipo a Lago Patria.

Gabriele Ricciardelli (attivo tra il 1740 e il 1790) fu pittore italiano del periodo Barocco. Fu attivo a Napoli durante il regno di Carlo III di Borbone. Si specializzò nelle vedute sia di paesaggi che di marine. Soggiornò spesso a Londra dove ebbe grande successo. Conobbe e fu influenzato dal pittore ed incisore fiammingo Jan Frans van Bloemen (Anversa, 1662 - Roma, 1749) 


 


D'AMBRA RAFFAELE. "NAPOLI ANTICA illustrata con 118 tavole in Cromo-Litografia". Napoli, (Reale Stabilimento Litografico Cav. Raffaele Cardone). 1889.
In-folio (460 x 330 mm), pp. 316 non numerate, frontespizio litografico stampato a colori, tavola con Piazza del Porto dopo il Risanamento, pianta topografica di Napoli ripiegata più volte, e 114 tavole cromolitografiche da soggetti di Matteo Zampella e Francesco Aversano protette da velina fuori testo. Legatura non coeva mezza pelle rossa con angoli, tasselli fregi e dicitura in oro al dorso e al piatto. Esemplare in ottimo stato.
 


PROSPETTO DELL'OPERA
La moria colerica del 1884 che mostrò le condizioni edilizie ed igieniche di una gran parte di Napoli, esser tali da costituire un pericolo perenne per la salute pubblica, diè per così dire, occasione al bonificamento della nostra città. La magnanimità del Re, che lasciò i suoi castelli per recarsi qui fra noi dove si moriva ed il voto del Parlamento crearono la legge del 1885 con lo scopo di risanare questa città, assegnando la somma di cento milioni. Si diede subito mano ai progetti: un disegno di risanamento de' bassi quartieri, con abbattere casamenti, rialzare strade mediante colmate e con costruire vie larghe con nuovi edifici; un' ampliamento della città alla periferia; una completa ricostruzione della rete generale di fognatura.


[…] Per l'opera del risanamento che si estende su di un' aria di 980.686.76 metri quadrati, vengono ad essere abolite 144 strade vecchie e 127 allargate; si abbattono 56 fondaci e 422 isolati di case, di cui 391 totalmente e 136 parzialmente: si distruggono 17.000 abitazioni e 64 tra chiese e chiesette. […] La parte della città sulla quale si avventerà senza posa il piccone del risanamento è fra le più antiche, e comprende vie e piazze dove sopra alcune vetuste lingue di mare sonosi per tanti secoli serbati avanzi di opere dell' epoche greca e romana, del Ducato, e delle dominazioni normanna, sveva, angioina ed aragonese. […] Il Municipio dunque lascerà demolire ogni avanzo di architettura lombarda, normanna, sveva, angioina, aragonese, e dicasi pure del risorgimento, del borrominesimo vicereale, dell'accademico restauratore dell'arte.


[…] E pur sarà cosi. Il nostro è un parlare al vento. Nessun patto fu stipulato dall'inisipiente nostro Municipio con la Società del Risanamento a fine di conservare i tanti monumenti di grandissima e talvolta straordinaria importanza per la Storia nostra e per l'Arte, e v'è fortemente da temere, non andranno in tutto o per la massima parte perduti. Laonde noi ad ovviare a tanta jatttura, non potendo far di meglio, pubblichiamo quest'opera illustrata con tavole in cromolitografia, dal titolo Napoli Antica, affinché se non altro, rimanga ai posteri un ricordo ed un' immagine di tale e tanta ricchezza.



 
{autore=Saint Non ( Richard J. Claude )}

SAINT-NON JEAN CLAUDE RICHARD
(De). Voyage pittoresque ou Description des Royaumes de Naples et de Sicile. Paris, (Clousier). 1781-86.
 4 parti in 5 voll, in folio mass.: I vol. occh., front., carta di dedica alla Regina, XIII pp.. 1 cc. nn., 252 pp. num., 3 tavv. a doppia facciata inc. su rame, 48 tavv. inc. su rame, 4 tav. di medaglie.
II vol. 2 cc. nn. XXVIII 283 pp. num. (1 cc. nn. fra le pagg. 78-79, e 3 cc. nn. fra le pp. 108-109), 1 tav. a doppia facciata inc. su rame, 3 tavv. sempre inc. su rame (compresa la famosa tavola del Fallo). 3 tavv. delle medaglie.
III vol. 2 cc. nn. XL, 201 pp. num. (2 cc. tra le pp. 130-131, ed ancora 22 pp. num.), 65 tavv. inc. su rame, 3 tavv. di medaglie.
IV vol., 2 cc. nn., XVIII pp., num., 2 cc. per l’indice delle tavole, 71 tavv. inc. su rame, 3 tavv. delle medaglie.
V vol., 2 cc. nn., IV pp. 1 cc. nn. per l’indice delle Tavole, da pag. 267 a pag. 429, 21 tavv. inc. su rame, 2 tavv. di medaglie.
Magnifico lavoro pubblicato in lussuosa veste editoriale dall’abate Saint-Non. La sontuosa opera è corredata di 542 incisioni eseguite dai più grandi artisti del suo tempo. Edizione originale di primissima tiratura su carta di lusso. Rarissimo a reperirsi completo della tavola del Fallo e delle 14 tavole delle medaglie che mancano sovente.



Jean-Claude Richard de Saint-Non (Parigi, 1727 – 1791), meglio conosciuto come Abbé de Saint-Non, è stato incisore, disegnatore, umanista, archeologo, mecenate e viaggiatore.
 L'intraprendenza e il fascino dell'abate di Saint Non, sembrano quasi in contrapposizione con la figura di ecclesiastico. Il famoso ritratto conservato al Louvre ed eseguito dal suo amico artista Honoré Fragonard rispecchia in pieno la sua personalità.



 Jean Claude Richard de Saint-Non a vent’anni è già consigliere ecclesiastico del Parlamento di Parigi. Superata la trentina, si dimette dal proprio seggio di consigliere per dedicarsi ad una vita “da artista”, sempre in viaggio alla scoperta degli angoli “pittoreschi” d’Europa.
 La vendita delle stampe, e poi la grande impresa editoriale del Voyage saranno la sua principale fonte di sostentamento.
 Dal 1760 Saint-Non, con Fragonard, Hubert Robert e diversi altri artisti, visita tutta l’Italia. Raccoglie appunti scritti e grafici e comincia ad accumulare un vastissimo patrimonio di fogli di pittori, disegnatori, architetti, incisori. Nella raccolta di Saint-Non figurano ben venticinque pittori (tra i quali, Paris, Desprez, Volaire, Taraval e Vernet) e quasi settanta incisori.



 Saint-Non comincia a lavorare al grande progetto che resta uno dei documenti più importanti dell’epoca. Nel 1781 esce il primo dei cinque volumi (pubblicati annualmente) del Voyage pittoresque ou description des Royaumes de Naples et de Sicile. Vastissima impresa tipografica, i libri raccolgono appunti di un diario di viaggio, corredati da un totale di 542 tavole all’acquaforte. È un successo.
 Le stampe dei volumi di Saint-Non sono lo specchio del gusto di un’epoca: da un lato, le vedute delle città, i paesaggi, le distese di rovine e gli “esterni” del Grand Tour; dall’altro, la “schedatura” dei dipinti delle chiese e dei reperti archeologi.
 Dalle tavole organizzate da Saint-Non emerge un’immagine dell’Italia del Sud che è al tempo stesso entusiasmante e malinconica. Osserviamo una sfilata di meraviglie dell’arte e della natura, eppure tutto è come avvolto da un’atmosfera di sottile decadenza, di agrodolce folclore; per esempio i templi di Paestum e di Agrigento sono entusiasmanti, ma anche coperti di rampicanti e di erbacce, da qui il termine “pittoresco”.
 
Di Admin (del 29/07/2009 @ 19:28:39, in Stampe e Libri antichi, linkato 9349 volte)


"Flora", da Stabiae, Villa di Arianna. (dalla collezione MARCIANO ARTE).

Le Antichità di Ercolano esposte costituiscono l'opera archeologica più importante del XVIII secolo e hanno contribuito a plasmare il gusto della cultura europea della fine Settecento e dell'Ottocento. L'opera è il primo frutto del lavoro dell'Accademia Ercolanese, fondata il 13 dicembre 1755 per volere del re Carlo (divenuto poi Carlo III di Spagna).

Sotto la Presidenza del marchese Bernardo Tanucci, l'Accademia - composta di 15 membri ordinari, il cui compito principale era quello di soprintendere allo svolgimento degli scavi studiando quanto veniva alla luce e pubblicando i risultati delle proprie ricerche - iniziò immediatamente i lavori per realizzare la pubblicazione degli oggetti rinvenuti negli scavi delle città di Pompei ed Ercolano.

I volumi si devono considerare opera comune di tutti gli Accademici Ercolanesi. Il primo volume fu redatto dal segretario Francesco Valletta e fu dedicato a Carlo III, re di Napoli. Anche i volumi successivi furono dedicati dagli Accademici Ercolanesi al loro fondatore, Carlo III, nonostante dal 1759 egli fosse divenuto re di Spagna, lasciando come re a Napoli il figlio terzogenito, Ferdinando IV, allora di soli otto anni, sotto la reggenza del primo ministro Bernardo Tanucci.

L'opera completa è composta da circa 619 (il numero varia secondo gli esemplari) grandi tavole in rame stampate a piena pagina, alcune doppie, 836 vignette tra testate e finalini e 540 capolettera disegnati da Luigi Vanvitelli e incisi da Carlo Nolli.

Per la pubblicazione delle antichità ercolanesi, pompeiane e stabiane, il re Carlo III, oltre alla fondazione dell'Accademia Ercolanese, aveva creato a Portici una scuola di incisori e disegnatori. Tra i nomi dei principali disegnatori che collaborarono alla realizzazione de "Le Antichità di Ercolano" vanno ricordati Francesco La Vega, Camillo Paderni, Nicola Vanni e Giovanni Morghen. Fra gli incisori, invece, il francese Pierre Gaultier, il fiorentino Filippo Morghen, il napoletano Francesco Cepparoli e il romano Nicola Billy.

L'opera prevedeva ben 40 volumi, ma in trentacinque anni ne furono pubblicati solo otto, ai quali si andò ad aggiungere un catalogo redatto nel 1755 dal Monsignor Ottavio Antonio Bayardi. Alle lentezze editoriali, le Antichità unirono la difficoltà della loro acquisizione per gli studiosi. I tomi infatti non furono messi in commercio ma donati personalmente dai membri della casa reale o da altissimi dignitari. Tuttavia la loro funzione di propaganda culturale fu enorme. Le pitture giunsero, seppure indirettamente, a conoscenza di un pubblico vastissimo, tanto che, solo pochi anni dopo la loro pubblicazione, erano apparse edizioni "economiche" in varie lingue e in formato ridotto, che ne riportavano ridisegnate e reincise le bellissime tavole: in Inghilterra nel 1773, in Germania con l'edizione di Murr e Kilian del 1778, in Francia nel 1780 e infine anche in Italia, nella Roma papale, con i volumi del Tiroli apparsi a partire dal 1789.

 
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