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Elio Waschimps (Napoli, 1932)
Di Admin (del 09/01/2015 @ 13:37:01, in Arte News, linkato 7453 volte)
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Con questo articolo, presentiamo e proponiamo al nostro pubblico tre opere di Elio Waschimps.

Il tema dei giochi infantili.
Accentuando la designazione emblematica esistenziale che era venuta configurando da circa metà degli anni Settanta, in particolare sul tema dei giochi infantili (Il salto della corda, Il cavalluccio, La settimana, Mosca cieca, Girotondo), proponendo insistentemente la disperata presenza di sperdute esili figure appunto infantili, un altro isolato, operante nella franosa contestualità napoletana, come Waschimps già nei primi anni Ottanta si fissa più immaginosamente su tali temi in grandi cupe tele. Ove su bassissimi orizzonti, in una sorta di squilibrante prospettiva aerea delineando luoghi deserti (emblematicamente campi d'esistenza), le figurine si schiacciano inconsultamente, colte ancora come in una vitalità quasi estrema, attorno alla traccia delle caselle del gioco iscritte su un terreno indistinto, quasi unici residui segni d'orientamento (Girotondo com'è bello il mondo, 1981). Sono tele di intensa risonanza cromatica, dal tessuto pittorico consistente e caldo. Questo infine al volger del nuovo decen­nio fattosi di definizione più corsivamente drammatica.
Enrico Crispolti 


Il primo dipinto:

elio-waschimps-1978

"Giochi". Olio su tela di 50 x 80 cm del 1978, datato e firmato in basso a destra 1978 Waschimps .

Il secondo dipinto:

cavalluccio-bianco

"Cavalluccio bianco". Olio su tela di 40 x 40 cm firmato in basso a destra Waschimps .

Il terzo dipinto:

funghi

"Funghi". Olio su tela di 40 x 70 cm firmato e datato in basso a destra Waschimps 75.

Elio Waschimps (Napoli, 1932).

Il ciclo dei Giochi è introdotto dall'Uomo sull'altalena, un'opera complessa che può fornire una chiave di lettura utile anche per quelle che la seguono. La diagonale sulla quale si dispone l'uomo sospeso nell'aria segna una precisa direzione spaziale; essa scandisce il passaggio da una zona di colore denso d'impasto e di spessore materico ad un'altra di una luminosità diffusa, che stempera la figura nel paesaggio, ma con una singolare inversione di valori percettivi: infatti, l'immagine quanto più s'avvicina alla vista tanto più si sgrana nel suo tessuto fin quasi a dissolversi. Ne deriva uno scarto, uno scollamento nel rapporto tra la situazione spaziale rappresentata e la maggiore o minore evidenza di resa pittorica, con un effetto inquietante e contraddittorio che sconvolge le regole dell'illusionismo naturalistico. Questa contraddizione, che ferma l'immagine tra il presente e il passato, tra la realtà e la memoria, diventa più forte nelle numerose tele dei Giochi infantili. Se è vero che nel gioco c'è il tentativo di dominare il mondo esterno e d'imparare a controllare l'esperienza del dolore, inserendola appunto nella struttura simbolica del gioco, allora bisogna concludere che qui, in queste ultime opere di Waschimps, è rappresentato il momento in cui il meccanismo s'inceppa e si crea, nel gioco, uno stato di penosa attesa. Le bambine che saltano la corda, giocano alla settimana e a mosca cieca, corrono verso la luce, come se andassero incontro ad una condizione di vita profondamente diversa da quella che ancora avvolge ed impaccia nell'ombra i loro corpi. Ma nel futuro verso il quale esse muovono, spinte forse da un'ansia di libertà, s'avverte un vago presentimento di morte, poiché i volti che queste misere bambine espongono alla luce appaiono corrosi e disfatti, dolorosamente segnati nei loro lineamenti umani.
Vitaliano Corbi
Immagini tra realtà e memoria, “Il Mattino”, Napoli, 8 ottobre 1977


(fonte: www.waschimps.com)