{autore=viti eugenio} Eugenio Viti mostra di ricongiungersi al nostro seicento. Si è nutrito di esso, ne ha derivato profondità di ombre e succosità di impasti; ma senza smarrire il senso della personalità. Così è moderno, pur dipingendo con saporosità antica: ironico, brutale un poco, efficacissimo. (Efisio Campana. Venezia, 1930)
Autore: EUGENIO VITI (1881 - 1952) Titolo: CONTROLUCE Tecnica e superficie: OLIO SU CARTONE Dimensioni: 16 x 10 cm L'immagine è della stessa grandezza dell'originale L'opera è firmata Eugenio Viti in basso a sinistra. Titolo a tergo.
Eugenio Viti, Napoli 1881 - 1952. Frequenta l'Istituto di Belle Arti di Napoli, allievo di Michele Cammarano. Promotore della "Secessione dei 23", è tra i protagonisti del rinnovamento artistico partenopeo di inizio secolo. Nel corso degli anni Dieci la sua attività si divide fra lavori decorativi, pittura religiosa e dipinti sperimentali (opere "secessioniste"), partecipa anche all'esperienza futurista con gli amici Curcio, Terracina e Uccella. Negli anni Venti e Trenta svolge un'intensa attività espositiva in Italia (Quadriennali romane, Biennali veneziane, personali alla "Pesaro" e alla "Vinciana" di Milano) e all'estero. Nel 1938 tiene una personale al Circolo Artistico Politecnico di Napoli. Memore della tradizione della pittura del Seicento napoletano e della lezione di Mancini e Cammarano, negli anni della "Secessione dei 23" raggiunge eccezionali effetti luminosi. Le sue sperimentazioni cromatiche lo portano alla realizzazione di opere di gusto secessionista; alla fine degli anni Venti partecipa a pieno titolo all'esperienza di "Novecento".
Autore: EUGENIO VITI (1881 - 1952) Titolo: FOGLIE Tecnica e superficie: MATITA SU CARTONCINO Dimensioni: 30 x 45 cm L'opera è firmata Eugenio Viti in basso a sinistra.
La storica importanza di questo pittore della più vecchia generazione del nostro secolo, che ebbe le radici ben radicate nell'Ottocento, consiste nell'essere egli stesso il tramite forse più convinto e pregevole della riforma del Novecento nella cultura artistica del tempo a Napoli. Senza però la spavalderia e le illusorie ambizioni di taluni, e rifacendosi a Cammarano ed ai secentisti, con uno spirito equilibrato ed una passione dell'ordine e della disciplina, tra noi inconsueti. La fermezza stessa e lo smalto del colore, unitamente alla squadrata partitura delle ombre, trattengono ad un certo punto lo slancio creativo, come di chi temesse d'abbandonarsi troppo alla magia dell'ispirazione, e volesse controllarla in uno specchiato ordine metrico, si trattasse di un paesaggio o di una figura, di un nudo o di una natura morta. (Carlo Barbieri. Napoli, 1947)