Note descrittive:
"Un segno rapido, agile, scintillante attraversa le tele di Vincenzo Cino, tele che palpitano di luminosità ininterrotte, di bagliori fiammanti.
L'artista di Portici vive nel colore, la sua ricerca ama spaziare tra le tonalità dai contrasti più decisi, ama frugare tra le pieghe degli oggetti rappresentati.
Nei ritratti come nelle nature morte, nei paesaggi, c'è una temperie vitale sottesa, un istinto a dialogare con l'immagine, dilatandola, caricandola di valenze linguistiche. I fiori o le barche sono pretesti per rievocare i fantasmi della rappresentazione. E una pittura del delirio.
Esplosa è l'immagine, attraversata com'è da brividi di colore. C'è l'ansia dei nostri anni, la velocità di una quotidianità che non si può reprimere nei cancelli del ricordo.
Tutto è vivo, tutto è in movimento. Le stesse nature morte sono percorse da scosse elettriche, da squarci improvvisi di colore, che provocano una tensione nell'opera. Questo dinamismo viene costruito anche sulle stratificazioni cromatiche, su una materia pittorica che trasuda tutti i passaggi precedenti. La tela non è mai nuda. Vincenzo Cino ha certamente degli spunti accademici nelle sue opere, l'attaccamento a una figurazione canonica, che non ama sconfessare.
Ogni sovvertimento ha in lui una sua misura, un suo recinto. Oltre quell'ambito l'artista non ama accedere: i sogni hanno forme leggibili, ma ricadono palpitanti su una superficie intrisa di luce. Ciò che modella i soggetti rappresentati sono proprio le taglienti luminosità, che segnano confini e limiti. La pittura fiorisce come d'incanto, e sopravvive al ricordo.
Potremmo quasi dire che nelle tele di Vincenzo Cino si respira un calore mediterraneo, una solarità capace di incendiare gli animi prima ancora che i soggetti raffigurati. Nulla è nascosto, è sottinteso. Tutto è immerso nella più pura evidenza. La vita scorre senza mimetizzarsi. È giorno, è gioia di sopravvivere, è incanto quotidiano. Quante storie è ancora possibile raccontare, cantare,., recitare! La pittura di Cino è narrativa, si sviluppa come un racconto fiabesco intriso di connotati reali. Ma è una narrazione che si snoda opera dopo opera, come se ogni quadro fosse il frammento di un grande affresco.
I sentieri della pittura vengono percorsi alacremente, tra un battito d'ali e i silenzi dell'intimo. La vita stessa è pittura, una pittura che sa di stratificarsi giorno dopo giorno. In Vincenzo Cino c'è il gusto della superficie che non si interrompe. Ogni quadro è una finestra che si apre sul proprio mondo, ma l'immagine amerebbe dilatare tutto ciò che le è intorno.
Mentre conosciamo la realtà inseguiamo la storia".
Enzo Battana.
"[...] Vincenzo Cino trae la sua matrice pittorica dalla migliore scuola impressionista di Portici, risolvendo con dense pennellate e toni luminosi, motivi antichi ed emozioni del momento, dai quali viene fuori una notevole padronanza di mestiere oltre che una fedele e suggestiva interpretazione di un ideale estetico-visivo che si connota sempre nell'ar¬monica composizione dell'assieme, nelle sapiente commistione degli impasti ed in una sensibilità cromatica di notevole valenza.
Questa sensibilità, secondo noi, appare in grande evidenza, soprattutto nelle nature morte, dove l'ancor giovane artista esprime il meglio della sua pittura. C'è, infatti, in quei vasi di fiori, nei cesti di frutta, in quelle tavole imbandite e colme dei sapori sapidi ed intensi della sua terra generosa, una esplosione di colori che ristora i nostri occhi abituati, troppo spesso, al grigiore ed alla mediocrità".
Pasquale Mancini
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