Note descrittive:
Nato a Pomarico (Matera) nel 1948, diplomato all'Accademia delle Belle Arti di Napoli, tra il 1974 e il 1988 ha vissuto tra Parigi, Amsterdam e Londra. Oggi vive e opera a Pomarico. L'espressione, come sistema linguistico, è forse la chiave per leggere l'arte nel nostro secolo; è il passaggio dell'artista da prolettore a sensore, misurando i travasi biliali, le ansie, le chiusure in quelle torri innalzate dalla paura. Ví è la presa di possesso del soggetto, direi del libero pensare, del dialogo oltre la conferma proposta dalla sfera del visibile... la società è raffigurata nel suo complesso di strutture, di rotture, di gerarchie, negli intrighi dell'uomo, nelle paure nascoste delle nuove metropoli, osservate attraverso i vetri dell'artista che sposta l'attenzione dell'asse consumata delle relazioni tra ciò che si vede e l'immaginario, verso posizioni di denuncia, di analisi introspettiva, annotate quali scavi interiori. Questi ultimi lasciano al linguaggio la possibilità di esprimere l'inaudito senza ricorrere allíevasione del sogno... è l'uomo incontrato negli spazi della solitudine, nel torpore di una asfissiante condizione di impotenza; è l'uomo il soggetto che ricorre in questi disegni, racchiuso da un segno che trascrive il bisogno di immediatezza, quasi uníansia di narrare, repentinamente, ciò che emoziona la coscienza. Sono volti carichi di tensione, di una drammaticità "cosmica" che riempe di urla lo spazio, spingendo il fondo verso un nero cupo, assorbente sul quale si stagliano i profili. Questo soprattutto nei lavori nei primi del 1984, quali ad esempio L'urlo, L'ansia del mostro, o anche Fuga nel buio... l'artista ha isolato l'immagine dell'uomo, introducendo una strutturazione che ricorda gli impianti "surrealisti", presenti come anticipazione nella ricerca di Arcimboldo... Zuccaro lancia un urlo contro la piacevolezza dell'effimero, per dichiarare la solitudine che l'avvolge nelle pareti dell'inaudito: un'inquietudine sentita sulla propria pelle.
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Atre opere:
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